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MOTO ARMONICO: Wondering Land

data

21/02/2025
78


Genere: Progressive Metal
Etichetta: Andromeda Relix
Distro:
Anno: 2024

“Intro” strumentale, percussiva, guidata dal basso, enfatizzata da effetti di orchestrazioni. Armonia, rilascio e tensioni nel pacato inizio di “Wondering Land”, che accenna all’esistenza di una terra delle meraviglie, una terra armoniosa e pacifica. Poi la chitarra di Uccio Ghezzer con sprint aggiunge un pensiero diffidente (già, perché siamo sempre alla ricerca di quel di più). Andrea Vilardo (Blind Golem) alla voce si chiede “cosa vorresti avere lì?”: una terra priva di oscurità! Ecco che la melodia inizia a rilasciare armonia con rallentamenti del cantato, ma mantenendo tensioni sollevate dalla batteria di Marco Beso (Forever Deep, Real Illusion). “E quanto durerebbe questa armonia?” (altro interrogativo): quanto un sorriso, finchè l’arrivo di una ventata inaspettata e glaciale ne opprima tutto lo spazio naturale. E’ la bellezza nella sua fragilità il tema di questa storia fantasy scritta da Annamaria Ferrari. Passaggi progressivi che ne raccontano la poesia (con tessuti di tastiere), arrestati con inciampi e crolli in andamenti oscuri a sottolineare l’incapacità dell’uomo di poter vivere di costante bellezza ogni giorno. Un’ispirazione epica alla Rainbow (Ronnie James Dio, nelle sue canzoni scriveva di cose reali, ma ambientate nella fantasia), costruita con filosofia Avantasia. Si, perché in questa recensione è il “prodotto album” che vince, non il gruppo! Probabilmente, storia e composizione risalgono ad un momento in cui la band veronese era frammentata, lacerata, per mancanza di uno o più membri. Poi però ogni partecipante (membro e/o ospite, che forza Isacco Dalle Pezze) ha contribuito nell’arrangiamento a rendere sempre più concreto e credibile questo terzo progetto. Album uscito un po' di mesi fa, non pubblicizzato. Ma coinvolgente. Potrebbe convincere anche un ascoltatore non necessariamente “prog on”. Metal progressivo in un gioco di specchi, tra tecnica e melodia in un equilibrio che rende l’ascolto avvincente, non prolisso di gesta e perizie guidate da ego. Basi da Dream Theater (“Unexpcted Windy Week (Waves"), ma evolute, grazie al rispetto dell’armonia di gruppo. Trattasi di ammirevoli musicisti, filantropi nel modo di porsi, in grado di catturare e tenere viva la tua attenzione. In alcuni passi (“The Dragons From The East”), echi da Vision Divine con Fabio Lione, più per la componente vocale che per l’epicità power della band. Audaci anche: c’è qualcosa da Megadeth nel controcoro del ritornello di “The Weapons Against The Giants” cantata da Flavio Caricasole (Stargate). Questa e la successiva “Just Three Words” (15 minuti) sono l’apice del concept. C’è qualcosa di più in questo progetto italico: gli omaggi ai capisaldi del genere sono solo partenze. Il risultato è un ingranaggio dal meccanismo perfetto. Custodirò gelosamente questa copia di cd. Cercatelo (non interromperete l’ascolto). Nulla da invidiare al teatro dei sogni al sedicesimo album.

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