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ROCKETS

Chi ha abbondantemente superato i 50 anni non può non aver passato la giovinezza a base di pane, nutella, biscotti con olio di palma, Kraftwerk (D) e Rockets (FR); a meno che non abbia subito la fascinazione del pop italiano, ma questo è un altro discorso. Le band di cui sopra imperversavano tra le metà degli anni '70 e gli '80; mentre i tedeschi erano un fenomeno mondiale, i francesi erano un anomalia: quasi dei perfetti sconosciuti in patria, quanto delle rockstar che riempivano gli stadi in Italia. A distanza di 50 anni da quell’epopea, Fabrice Quagliotti (tastierista), unico membro superstite della formazione originale, ha voluto rimettere insieme il baraccone per riportare in giro gli ex pelatoni argentati che tanto effetto futuristico suscitavano in quegli anni. Purtroppo è proprio di questi giorni la funesta notizia che Christian Le Bartz, indimenticato frontman e vocalist della band, è passato a miglior vita. Anche se gli album di maggior successo sono stati realizzati nel periodo menzionato di sopra, con formazioni diverse la band ha continuato a comporre e pubblicare dischi, tra cui “Alienation” del 2021, ma risalente al 1980-81, periodo in cui fu registrato con la formazione originale, mentre è del 2024 l’ultima release: 'Final Frontier'.

Eravamo molto curiosi di scoprire a cosa avremmo assistito e come si sarebbe trasformata la band; il pubblico accorso non aveva riempito la Sala Sinopoli (non quella principale dell’Auditorium). Il concerto inizia provocandoci un brivido lungo la schiena: una porta astrale si apre sulle note di "Anastasis", rimaniamo rapiti, e damblè! ci ritroviamo 40 anni indietro nel tempo, ma i nostri non indossano più le tute spaziali color argento, ora sono più moderni ed eleganti. L'intensità scende con "Universal Band" una hit minore della loro produzione. "Ride The Sky" è un brano rock/metal roccioso a là Kiss, "Astral World" ci fa ritornare alle atmosfere magiche del periodo d'oro, mentre "Cosmic Castaway" è carica di pathos. Diversi inconvenienti tecnici hanno minato la prima parte del concerto, tra i quali è partito in sottofondo un brano dei Duran Duran che ha suscitato la disapprovazione del vocalist. "Electric Delight" rialza l'asticella, ma da l'impressione come se mancasse qualcosa: il coinvolgimento. 

"Back To Your Planet" è uno degli altri (non tanti) colpi al cuore grazie al quale il pubblico lascia le poltrone per andare a ballare sottopalco. "Stand On The World" è una traccia corposamente rock. "In The Galaxy" molto più lunga dell'originale, per la maggior parte della sua durata mancava la forza trascinante, la potenza, fino al sinfonico gran finale che ci ha trasportati in un altra dimensione. "Future Woman" altra hit storica. "One More Mission", dall'intro EBM, ci ha fatto canticchiare. "Sitting On A Star" (preceduta da un cameo del vocalist su come stiamo distruggendo la terra, nonostante 40 anni fa una visita degli alieni ci aveva avvertiti dell’andazzo; ma nulla è cambiato, se non in peggio), dall'intro a là "Shine On You Crazy Diamond" dei Pink Floyd, si trasforma in un hit del periodo d'oro dei transalpini.

E’ arrivato il momento dei bis: "Venus Rhapsody" magniloquente e trascinante. "Cyber Love" è un pezzo rock pesante molto ben fatto. "On The Road Again" è stata troppo modificata nella sua essenza, troppo pompata e trasversalmente tribal rockabilly. "Galactica", richiesta a gran voce dal pubblico dopo che i nostri avevano lasciato il palco per la seconda volta, chiude una performance da montagne russe. La band non si è risparmiata, ha suonato per due ore e mezzo di set, ripercorrendo una carriera lunga 50 anni, questo bisogna riconoscerglielo. ll concerto ha suscitato emozioni e sentimenti molto contrastanti, dal trasporto dei brani storici al rimanere esterrefatti da qualcosa che non quadrava, che sembrava non appartenere all'anima che contraddistingueva i Rockets fino al sesto disco. Mancava la magneticità di Christian Le Bartz al quale è stata dedicata "Fils Du Ciel" (introdotta da un riff che ha fatto la fortuna di "Spirit In The Sky" dei Doctors And The Medics), prima della quale c’è stata una standing ovation e conseguente scroscio di applausi commossi, susseguenti all’esposizione del faccione allucinato dell’ex cantante sullo schermo retrostante al palco. I veri Rockets erano un'altra entità: erano alieni, questi sono maledettamente terrestri. Rockets rock’n roll.

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