BLIND GOLEM: Wunderkammer
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02/03/2025‘Wunderkammer’ (letteralmente, la camera delle meraviglie). Secondo progetto del quintetto veronese Blind Golem. L’esordio ‘A Dream Of Fantasy’ (2021) vedeva la partecipazione attiva di Ken Hensley in una traccia. ‘Wunderkammer’ esprime una continua riconoscenza agli Uriah Heep, reinterpretando un brano inedito della band (“Green Eye”), demo del 1972 (‘Demons & Wizards’). Sottile il limite tra hard rock e progressive in questo album! Fondamentalmente le dieci nuove tracce hanno origine dal classico cadenzato hard rock anni ’70 (Deep Purple), dall’effetto wah wah di chitarra, e da piccoli espedienti ingegnati, per articolare fraseggi chitarra/tastiere, sempre più simil Uriah Heep, e dare spazio alla melodia. Musicalmente monotematico nella matrice, ma dalla trama arricchita, per i lievi dettagli (a volte anche inusuali), inseriti per dare un accattivante retrogusto di passato ricostruito ad ogni traccia. “Some Kind Of Poet” sorprende dopo tre/quarti a ritmo cadenzato alla “Gypsy” (UH). Raid poetico di Andrea Vilardo (Moto Armonico) che, con vocalizzi eterei, ne ripercorre il ritmo. Il passo deraglia in un riff quasi reggae (“Happy Birthday”, UH). E’ la prima incursione: ibrida, ma convincente; alla Lucifer’s Friend (‘Banquet’ e le sue incursioni latine). La batteria di Walter Mantovanelli (All Souls Day, Paul Chain, Rocken Factory) sposta l’accento su pulsazioni irregolari. E la tastiera recupera attenzione e regolarità con un fraseggio che sembra una sei corde. Continuità del suono in “Endless Run”, che fa breccia 1) per la melodia dall’effetto raddoppio (scuola Rainbow, Tony Carey), 2) per l’interpretazione del singer, 3) per le armonie vocali del coro, quasi floydiane. Melodia introdotta in partenza dall’organo di Simone Bistaffa (Forever Deep, Tolo Marton, John Papa Boogie), ripresa dalla chitarra e ripetuta in una sorta di raddoppio della chitarra ritmica con la tastiera (Tony Carey suonava con una mano il clavinet collegato ad un amplificatore per chitarra, e con l’altra l’hammond, e ripeteva di continuo il riff di Ritchie Blackmore). L’interazione voce/chitarra è la carta vincente in “Man Of Many Tricks”. Davvero rock la percezione del cantato iniziale a frammentare la strofa in sillabe. Poi ci pensa Silvano Zago (Forever Deep), a definire la stessa fonetica con la sei corde. “How Tomorrow Feels”, cantata dal bassista Francesco Dalla Riva (Forever Deep), è una ballata orfana del tempo! (Potrebbe far parte di un album della carriera solista di Graham Bonnet). In “Golem!” l’espediente è prima un campanaccio (“Here Comes The Feeling”, Asia), poi un arpeggio di chitarra; entrambi ponti di collegamento a territori dall’atmosfera Asia (senza però sconfinare nel AOR). Ma quanto è bella “Just A Feeling”! Ha un’atmosfera sognante, ristoratrice, mitigante, con una struttura in crescendo sottolineata dalla linea di basso. E pensare che tutto nasce da un wah, wah! Che bravi con la “punteggiatura” questi musicisti. Esili e sfumati interventi, come quell’arpeggio alleviatore sul finale dalla pennellata Led (“Thank You”). Gli anni ’70 ed i suoi strumenti continuano a risuonare meravigliosamente (“Coda…Entering The Wonderkammer”).
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