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ANBARIC: Energy Flow

data

07/02/2025
76


Genere: Hard Rock
Etichetta: TSP Thunderstruck Productions
Distro:
Anno: 2025

Anbaric. Hard rock finlandese. Attivi dal 2017 ed una produzione di sette album. Una formazione a quattro che si riduce a tre dopo il primo album (con cambio del cantante). Il secondo progetto ‘Anbaric’ (2019) è un prodotto degno di elogi (ospite Jocke Berg, Hardcore Superstar). Ne segue un periodo molto fertile che ormai mantiene il ritmo di una nuova traccia al mese. Il 2025 inizia con ‘Energy Flow’. Tracce da tre minuti. Ogni traccia con un solo di chitarra. Tracce veloci, no ballad. Orecchiabili, progressivi, epici? No. Puri, puliti, non omologabili, non comparabili, privi di chiare evocazioni. Come scrivono loro “pura gomma da masticare per l’orecchio”. Rock, metallico, senza divagazioni. Il “senza” come punto di forza. Si insinuano sottopelle e inconsapevolmente la loro musica entra in un circolo cerebrale caratterizzato da intuito ed automatismo; nel senso che finisci per ricercare questa musica! Perché non è patinata, non sembra un già sentito, e la sua novità sta nella piacevolissima voce, nei riff pesanti e negli strati melodici del suono. Immaginate una voce alla Dickinson, ma asciutta e non dall’intento imitatorio. Un cantante bassista, Kim Andrei, che in realtà ha una carriera da cantante/chitarrista. Un batterista, Freak Mattias IA Eklundh, che in realtà ha una carriera da chitarrista (Freak Kitchen e carriera solita). Ed un chitarrista, Kimmo komulainen, che decide di dedicarsi a tempo pieno al suo strumento, perché in stato di flow continuo, in uno stato incessante di produzione. Sue alleate le chitarre: baritona, a sette e ad otto corde. Strumenti che stimolano la creatività. La chitarra è pensata in temi pianistici, per la sua estensione maggiore, note più basse e più armoniche. “Sink Or Swim” è costruita su una melodia dal riff dai toni bassi dove spiccano i toni alti vocali, marcati dai cori, che fanno da ponte per presentare il primo solo di chitarra di KK; il sound rallenta, si lascia più spazio alle note che trovano una loro dimensione sul battere e levare della batteria; poi magicamente ritorna quel riff iniziale, ma con accordature più alte, cromatismi luminosi che conquistano da subito. Sarà la chitarra baritona, ma il riff pesante di “The Blind Leading The Blind” fa sconfinare il trio (divertito) in un hard heavy dal gusto catchy (nel ritornello mi sembra si sentire Ozzy). “Losing Myself” è super convincente nell’uso della otto corde, a cui vengono aggiunti dei sintetizzatori anni ’80. Il trucco è sempre lo stesso: la materia prima è il riff, con l’aggiunta della componente melliflua a cromare il ritornello; la voce inserisce sottostrati di melodia. “Shedding Skin” è superlativa. Sembra una composizione pop resa metal. Prestazione vocale in perfetta armonia (i cori con la sua stessa voce sono fantastici). Tratta di qualcosa trattenuto che sta cambiando pelle ed evolvendo in libertà. In fondo gli Anbaric insegnano a lasciare i territori del dubbio, a non essere spettatore, e ad affrontare le sfide.

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