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SAEKO: LIFE

data

09/05/2006
40


Genere: Power Metal
Etichetta: Armageddon/Frontiers
Anno: 2006

Dal Giappone con furore parte seconda, dopo un esordio poco convincente la minuta Saeko Kitamae ci riprova con questo “Life”. La cantante, scoperta da Lars Ratz dei Metalium, per la realizzazione di questo disco ha chiamato a se dal sol levante, oltre al drummer tedesco Michael Ehre, la chitarrista Satoko Yanagase e la bassista Mariko Inoue. Di cosa parla questo nuovo album? Dovete sapere che nel lontano 2002 l’avventurosa Saeko lasciò casa sua e si recò in Germania alla ricerca di un contratto discografico per poter finalmente realizzare il suo sogno. Da qui l’incontro con Lars, l’esordio con il disco “Above Heaven Below Heaven”, l’esibizione a Wacken lo scorso anno ed alcune date di spalla a Doro e Blaze. Bene, o meglio, male. Prima di cimentarvi nel coraggioso ascolto di “Life” dovete sapere che l’intero disco, auto-celebrativo come non mai, ci racconta vita morte e miracoli della cantante, di quello che ha sofferto e delle sue pene, per poi concludere con una serie di sconclusionati ringraziamenti qua e là e d’incoraggiamenti a seguire i propri sogni. Partendo da questo presupposto le cose non vanno propriamente per il meglio, passiamo quindi all’aspetto musicale. Facciamo pure finta di non aver sentito l’intro “Leaving” passando direttamente all’opener “Wings Of Broken Dreams”, che nonostante risulti il brano migliore in scaletta lascia perplessi per alcune scelte stilistiche. Un classico pezzo a doppia cassa musicalmente valido e con un buon refrain, che viene distrutto da delle improbabili backing vocals alla “Alvin Rock’n’Roll” e dal primo d’infiniti pezzi di parlato, frustrante certezza che c’accompagnerà fino alla fine del disco. C’è anche da dire che le qualità vocali ci sono, non sono eccelse ma comunque sono più che valide e persino dal lato tecnico la composizione dei brani è ineccepibile, se non fosse per la continua sensazione di “trito e ritrito” tra questo e quell’altro riff di chitarra. Le cose s’assestano su livelli sopportabili con le successive “Tears Of Life” e “World Of Pain” ma con il poker conclusivo si passa tra soluzioni banali ad improbabili scelte stilistiche di scarso gusto. Il finale è da vertigine, con gli otto minuti di “Eternal Destiny” dedicati solo ed esclusivamente al parlato di Saeko, e con la cover di “My Way” di Frank Sinatra, pace all’anima sua, rivisitata in chiave “metal” e proposta in lingua giapponese sulla quale preferisco non esprimermi. Ci sono delle buone qualità tecniche e, a tratti, delle buone soluzioni stilistiche ma a livello d’originalità o perlomeno di gradevolezza siamo in alto mare. Dopo il debut album Saeko s’è decisamente montata la testa, dedicandosi un disco in tutto e per tutto e puntando più sull’aspetto umano della sua vicenda che sulle sue effettive capacità musicali. Bocciata in tronco, sperando che ritorni con i piedi per terra…

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