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SONATA ARCTICA: The Ninth Hour

data

02/11/2016
55


Genere: Melodic Metal, Power Metal
Etichetta: Nuclear Blast
Distro:
Anno: 2016

E' giunta per la band finnica la nona ora, che significa per loro soprattutto il nono appuntamento discografico (se non si tiene conto della ristampa di 'Ecliptica'), un concept dalle liriche 'ecologiche' e contraddistinto da un'ulteriore allontanamento dalle sonorità di inizio carriera per muoversi intorno ad un sound dalle varie sembianze dove le caratteristiche sfuriate alla Stratovarius (ma forse con un gusto melodico più ricercato rispetto ai loro colleghi connazionali), vengono ulteriormente accantonate porgendo più attenzione verso atmosfere più rilassate che trovano punti di contatto con il prog; in questo caso le pur lodevoli intenzioni della band purtroppo non collimano con le nostre aspettative, e la realtà dei fatti ci presenta una band in forte crisi d'identità. Se l'opener mette in piena luce il loro aspetto più malinconico, e la seguente pomposa "Life", seppur leggerina, presenta un chorus azzecatissimo, già nel mid-tempo "Fairytaile" si nota qualche scricchiolio riscontrabile in primis nello scontato refrain. Ma ciò che non ci convince è soprattutto la scelta da parte di Kakko e soci di aver inserito un ragguardevole numero di ballad e semi-ballad che coinvolgono più o meno metà dell'opera, quando queste si rivelano fiacche e prevedibili. "White Pearl, Black Oceans Part.2" soccombe nettamente nel confronto con l'omonima prima parte presente in quel 'Reckoning Night' che è stato per i Sonata Arctica il culmine della loro ascesa artistica, qui ci si imbatte in dieci minuti all'insegna della noia. "Fly, Navigate" vorrebbe essere un viaggio spaziale verso chissà quali sconfinati mondi, ma l'effetto è solamente quello di avvitarsi su se stessa mentre l'ultra mielosa "Candle Lawns" è il colpo di grazia che potrebbe affossare definitivamente le speranze dei fan più oltranzisti più che mai imbufaliti. I guitar solo di Elias Viljanen ridotti all'osso non hanno più la stessa valenza del passato, qualcuno lo potrà considerare come aspetto (naturale?) della loro evoluzione stilistica, per noi rappresenta invece una ulteriore condizione sfavorevole in un prodotto che a livello tecnico non mostra certo il combo di Kemi esprimersi al meglio delle proprie potenzialità. A conti fatti non possiamo far altro che prendere atto di come 'The Ninth Hour' rappresenti per i Sonata Arctica una scommessa persa, un'occasione mancata per far riportare il gruppo su livelli congrui alla loro fama conquistata grazie soprattutto alle ottime performance nei primi anni della loro vita; la mancanza di grinta, un songwriting dal livello troppo discontinuo e una produzione annacquata sono le determinanti che non inducono ad assegnare una valutazione positiva.

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