SACRIFICE : Volume Six
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19/01/2025Misto di rabbia ed impotenza in “Comatose”, la prima traccia dell’album di ritorno dei Sacrifice, ‘Volume Six’. A raccontare una realtà, quella di East Vancouver, dall’alto tasso di tossicodipendenza (i cui morti per overdose hanno superato quelli del virus nel periodo Covid). I Sacrifice travolgono da subito con un ritmo (D-Beat) a rotta di collo, che si arresta con la sola ultima pulsazione elettrica di un macchinario salvavita. Una matrice tutta hardcore che pone gli accenti sulla scuola seminale dei Discharge. Band thrash metal canadese con cinque album sulle spalle, attiva dal 1986. Intro da Big Four in “Antidote Of Poison”, dal lento groove iniziale, poi il vortice chitarristico, getta le basi per un’atmosfera tagliente. Lame affilate, sempre più veloci (che si interrompono e poi riprendono), e le grida del singer alimentano la paura finchè lei non prende il sopravvento. I quattro di Toronto, nella stessa formazione originaria, tornano a risplendere dopo 16 anni con il loro thrash metal: non a caso sono considerati “i Big Four canadesi”. Non sono musicisti a tempo pieno, anche se hanno sempre affiancato grandi nomi sui palchi: lo scorso ottobre hanno suonato al California Deathfest Oakland; nel 1986, insieme ai D.R.I, Agnostic Front, Possessed, aprivano per i Voivod. “Missile” si identifica per i suoi riff ambulanti, che si sovrappongono come allarmi di soccorso, in un territorio, come quello del Canada, soggetto a continui disastri naturali per i suoi devastanti incendi. Rob Urbinati è una macchina da guerra, canta senza trapelare emozioni, cali di tensione ed intensità. L’insolita e progressiva “Underneath Millenia” spicca per passaggi schizoidi voivodiani, su un tema lirico più che mai attuale (la guerra). La voce aggressiva, roca, urlante e graffiante del cantante, si alterna ad un misterioso messaggio growl, che sembra provenire dal crepuscolo. Si giunge alla parte centrale dell’album: “Your Hunger For War” (che termina con una sensazione di ovattamento auricolare), seguita dai due minuti della sbottante “Incoming Mass Extinction”, e dalla sbalestrata “Lunar Eclipse” (che bella!), fino alla detonante “Esplode”. Quattro tracce che all’ascolto possono far pensare ad una suite! Ognuna si differenzia per particolarità, ognuna riconoscibile. Una successione di andamenti “stop & go” (io li chiamo così), velocità, accelerazioni, poi fermi/ripartenze. Tutto condito con guizzi di chitarra veramente rappresentativi (possono sembrare urla, lamenti, stati di disperazione) finchè la successiva traccia strumentale appone il suo punto di chiusura. Una suggestione da scuola Rush (“Cygnus X”, book 1, book 2), trasversalmente mi riporta indietro al 1990 ad una delle tracce più strutturate dei Sacrifice. “Truth (After The Rain)” terminava il terzo album della band ‘Soldiers Of Misfortune’. Dieci minuti di magnifica bellezza, difronte alla quale era impossibile rimanere indifferenti. In questo album, la lenitiva, psichedelica, oscura e spiazzante (perché riaccende la speranza) “Black Hashish” concettualmente, sembra avere l’intenzione di chiudere/aprire un nuovo libro (mi raccomando, è da ascoltare “in progressione alla suite”). L’hardcore canadese dei Direct Action chiude l’album. Pertanto, con i primi due album ‘Torment In Fire’ (musicisti diciottenni) e ‘Forward To Termination’ (1987), i Sacrifice catturavano l’attenzione; diventavano più abili e musicali con ‘Soldiers Of Misfortune’, e meno convincenti (album compromesso dalla brutta prestazione vocale) in ‘Apocalypse Inside’ (1993), ancora discreti in ‘The Ones I Condemn’ (2009), ma delucidanti ed illustri in questo progetto! Non dimentichiamoci che nel 2010, hanno coverizzato un singolo dei Rush (“Anthem”), ancora prima degli Anthrax (2013). Nel 2025 continuano a farsi ispirare da influenze che non sono thrash.
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