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SLAYER: SOUTH OF HEAVEN

data

23/08/2004
84


Genere: Thrash Metal
Etichetta: Def Jam
Anno: 1988

A distanza di due anni da Reign In Blood, gli Slayer tornano prepotentemente a farsi sentire con questo South Of Heaven, album meno aggressivo del precedente (raggiungere nuovamente i livelli di ferocia di Reign In Blood non sarebbe stata comunque cosa umanamente possibile), ma non per questo meno importante dal punto di vista musicale: anche questa nuova fatica in studio sarà infatti accolta benissimo dai fans e rappresenterà l'ennesimo obiettivo centrato dalla band, ormai dominatrice incontrastata del movimento thrash metal mondiale. La line up è ovviamente quella di sempre, ogni giorno più affiatata. Tom Araya dona battiti vitali col suo basso mentre con la voce sparge urla di terrore in ogni direzione; le chitarre sono ripetutamente violentate dal duo omicida Hanneman - King i quali si scambiano spesso il ruolo di protagonista, alternandosi nell'esecuzione di un numero incredibile di riff annichilenti. Infine dietro il drumkit, col compito di sostenere l'imponente struttura dei brani, c'è Lui, Dave Lombardo, autentico maestro del suo strumento, che ancora una volta ci dà una lezione su cosa significhi realmente suonare la batteria. Il songwriting delle canzoni è affidato alla collaudata coppia di chitarristi (con un Hanneman che prende però più spesso le redini della situazione), mentre Araya si vede principalmente in zona lyrics. Brano simbolo di questa nuovo lavoro marchiato a fuoco dagli Slayer è proprio la title track: ritmi più lenti degli standard a cui eravamo abituati fanno da contorno ad un'inquietante linea di chitarra (proveniente dagli anfratti più infernali della mente di Hanneman), mentre subito arriva, tutt'altro che rassicurante, il sussurro mefistofelico di Araya, che cresce pian piano fino ad esplodere nel celebre "Before You See The Light You Must Die!". Se un pezzo del calibro di "Spill The Blood" può benissimo passare inosservato (secondo me ha uno dei ritornelli meno avvincenti di tutta la storia della band di Araya e Co.), la stessa cosa non si può dire di "Mandatory Suicide", forse la miglior composizione del lotto. Il brano in questione, per quanto non velocissimo, è caratterizzato da una ritmica efficace e coinvolgente, anche grazie al prezioso apporto fornito dal basso (mai così in primo piano) e dalla batteria di Lombardo, che quando si tratta di trascinarsi tutto il gruppo dietro sé non ha eguali. L'ascolto di "South Of Heaven" procede dall'inizio alla fine su livelli più che apprezzabili, anche grazie a canzoni come "Silent Scream" e "Ghosts of War" (più vicine al repertorio classico degli Slayer), capaci di scatenare violente scosse thrash come poche altre band sanno fare. A sorpresa troviamo anche "Dissident Aggressor", cover dei Judas Priest che però fa da elemento puramente accessorio nel contesto generale. Pur non raggiungendo la perfezione di "Reign In Blood", il suo successore "South Of Heaven" presenta comunque un gruppo in piena forma, che mostra una volta di più al mondo cosa voglia dire suonare thrash metal.

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