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SANCTUARY: Inception

data

27/03/2017
72


Genere: Heavy Metal
Etichetta: Centuty Media
Distro:
Anno: 2017

I Sanctuary, da sempre un gruppo molto sottovalutato, sono il tipico caso di una band che, nonostante l’enorme potenziale, non è riuscita ed esplodere ed arrivare agli apici della musica metal anni ’80. Ricordo tante riviste metal italiane essere più interessate ai lunghissimi capelli di Warrell Dane che al contenuto della loro musica. Se a questo aggiungi una sana dose di sfortuna, avrai la storia dei Sanctuary: arrivati al momento di sfondare, furono invece messi da parte, causa il cambiamento musicale che il grunge aveva apportato, e che li faceva ormai sembrare un gruppo vecchio e non al passo con i tempi. Questo, unito al disinteresse ed alla sfiducia espresse dal chitarrista Lenny Rutledge verso il loro stile musicale, ha segnato la fine prematura del gruppo. Fortunatamente Dane, insieme al bassista Jim Sheppard, riusci a ri-emergerere con i Nevermore ed il resto e storia. L’opportunamente intitolato ‘Inception’ è un album precedente a 'Refuge Denied', e contiene registrazioni in studio lasciate in soffitta sin dal 1986, e remixato da Chris 'Zeuss' Harris per poterlo presentare al pubblico. Sicuramente non si può e non si deve considerare ‘Inception’ un’opera fondamentale, tuttavia, dà dimostrazione del gran talento musicale della band. Warrell Dane e Lenny Rutledge in particolare brillano di luce propria. La voce di Dane, almeno due ottave più alta rispetto ai Nevermore, sembra il prodotto di una stranissima copulazione di Rob Halford con Jim Gillette. Basta ascoltare "Battle Angels" per accorgersene. Curiosamente, ascoltando "White Rabbit" (una cover dei Jefferson Airplane), si può intravedere l’idea del nuovo tipo di timbro vocale che Dane voleva apportare ai Nevermore, maggiormente epico e drammatico, quasi da opera. Gli assoli di chitarra di Lenny Rutledge sono molto più angolari dei suoi contemporanei. Spicca "Ascension to Destiny" per le sue scale dissonanti, veloci e pulite. Una cosa che personalmente non mi aspettavo era una così buona prestazione alla batteria. Lo stile di Dave Budbill era davvero intricato per quei tempi. Una piacevole sorpresa, che rende la musica di ‘Inception’ più originale ed interessante. Non è il loro materiale migliore (il mio preferito è ‘The Day The Sun Died’), ma per lo meno non sfigura minimamente a fianco di un qualsiasi album degli Annihilator, oppure degli Overkill.

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