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KROHM: THE HAUNTING PRESENCE

data

23/09/2007
85


Genere: Black Metal
Etichetta: Debemur Morti Productions
Anno: 2007

Immaginate di trovarvi in un paesaggio bucolico degno di un poemetto di Metastasio o Torquato Tasso. Uccelli che volano liberi, sole che splende, natura che gioisce, giovani pastori e graziose ninfe che si tengono per mano e si baciano teneramente e satiri che corrono allegri suonando lo zufolo. Ora, chiudete gli occhi e fate partire questo gioiello del Male che porta il nome di "The Haunting Presence" e il marchio del one man band Numinas (Krohm, appunto, Evoken, Drawn And Quartered e altri...). Riapriteli e assistete allo spettacolo di cupa devastazione e decadenza portato nel mondo da queste sette tracce di pura oscurità. Contemplate la morte che ha avuto il sopravvento su tutto e il lento e cupo avvicinarsi alla fine. Contemplate il cielo oscurato, il paesaggio desertico, e la triste rassegnazione di quelle poche anime perdute che sono rimaste. Questo è quanto esprime "The Hauntig Presence". Mi sono volutamente soffermato su tutte queste metafore e immagini, perchè non capita così spesso di entrare in possesso di un lavoro così evocativo e intimista, capace, dalle prime note, di andare immediatamente ben oltre la semplice musica. Ed è propio con questo spirito che bisogna approcciarsi al secondo full lenght dei Krohm. Bisogna, cioè, capire subito che la musica non è che un semplice inizio, un punto di partenza verso un viaggio interiore nei più oscuri recessi dell'animo umano, alla scoperta dei suoi più inquietanti aspetti. Musicalmente parlando, il sound è molto essenziale ma allo stesso tempo ricercato, con una produzione molto professionale e limpida. Ci sono anche due tracce cantate in italiano (nel caso non lo sappiate, anche se Numinas ha il passaporto Usa, si chiama Dario Derna). Se vogliamo cercare delle influenze, mi viene subito in mente il Burzum di 'Det Som Engang Var' e qualche primo lavoro dei Bathory, anche se qui il discorso si è molto più ampliato e "raffinato", giungendo a una visione molto personale del black metal. Qui assistiamo al lento e funereo incedere delle sette, lunghe, tracce che circondano l'ascoltatore di un'aura oscura e sinistra, prima di trascinarlo con urla di rabbiosa disperazione e violente scariche nella più prolifica e crudele fonte di orrori: la mente umana.

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