DARKSPACE: -II
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12/04/2024Ben dieci anni sono trascorsi dal precedente"III I", assecondando una consuetudine per cui fra gli album degli svizzeri passa sempre più tempo (2, 3, 6, e 10 anni la sequenza fino ad oggi appunto). Nel frattempo è avvenuta una non amichevole separazione da Zorgh (di cui nel frattempo è stato dato conoscere la vera identità), ed una altrettanto turbolenta uscita dalla nostrana Avantgarde per accasarsi presso la Season Of Mist. Da notare anche il cambio nella progressione numerica degli album: laddove fino ad oggi si era proceduto per numeri ordinali crescenti, il nuovo lavoro si posiziona prima, in questo senso, del demo d'esordio, noto come '-I'; e anche se molti caratteri del lavoro rimangono affini a quanto Tobias Möckl ci ha abituato ad aspettarci, è fuor di dubbio che si tratta di tutt'altra creazione rispetto alle ultime uscite. L'unica traccia di quarantasette minuti esordisce, in maniera piuttosto consueta, con sample vocali e un ambient piuttosto oscuro frutto di suoni inquietanti di incerta origine. Nel giro di un paio di minuti fanno la loro prima, timida comparsa le percussioni sintetiche, a seguire le chitarre ritmiche, intorno agli otto-dieci minuti gli arpeggi delle stesse e le vocals. Un lento ma costante crescendo continua a caratterizzare il sound fino a circa il minuto diciotto, in cui si ha un sostanziale (e possibilmente inquietante) arresto foriero si spera di una successiva piu intensa ripresa di quanto ascoltato fino a questo punto. Effettivamente al minuto ventiquattro il sound riprende vitalità ma ad onor del vero nei venti minuti finali non succede poi molto, o meglio, non accade nulla che non sia già accaduto prima, cioè troppo poco per uscire dall'ascolto pienamente soddisfatti. Intendiamoci, non si tratta di un lavoro senza qualità, anche nella parte finale il pesante cambio di tempo al minuto trentatre ricorda le loro cose migliori ("3.13" in particolare) ma è tutto troppo statico e i Darkspace questa volta non riescono a prenderci per il collo e scaraventarci nell'orrore cosmico. Il problema è probabilmente il ruolo in subordine degli elementi metal, al completo servizio dell'anima ambient del lavoro, che lo rende essenzialmente estraneo al genere più pesante, pur con un travestimento che potrebbe far pensare il contrario, come è un po' il caso dei Rammstein. Un buon lavoro, ma non all'altezza della fama degli svizzeri.
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