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BATTLEROAR: AGE OF CHAOS

data

29/11/2005
80


Genere: Epic Metal
Etichetta: Black Lotus
Anno: 2005

L'esordio omonimo del combo italo-greco è stato una delle grandi promesse del 2003: sotto l'egida dei grandi eroi degli eighties (Omen in primis), i Battleroar sfornarono un disco di ottimo ed essenziale metallo epico, che però lasciava molti margini di miglioramento e parecchie porte socchiusesul futuro, porte finalmente spalancate e attraversate con passo da conquistatori per dare alla luce il secondo capitolo della loro saga, "Age Of Chaos". Rispetto all'esordio si tratta di un autentico passo da gigante: l'epic metal dei Battleroar pur mantenendo intatta la sua natura tradizionale e concreta ha infatti assunto in sè tutta una serie di elementi che lo rendono inconfondibile e personale. Innanzitutto si nota una maggiore propensione alla melodia, con parti acustiche incredibilmente efficaci (spesso in omaggio alla lezione dei Manilla Road) e atmosfere decisamente più epiche e sontuose. Da segnalare l'incredibile evoluzione a livello chitarristico: i riff dei Battleroar, distaccandosi un po' dalla scuola pienamente americana dell'esordio accolgono influenze più europee, in linea con l'opera degli Heavy Load e soprattutto di un binomio italico che sta giustamente facendo scuola, ovvero i Domine dell'indimenticato "Champion Eternal" e i Doomsword dell'omonimo esordio. Brillante la prova a livello prettamente esecutivo: soprattutto un plauso va al "nostro" Marco Concoreggi, colui che dà voce ai poemi epici scritti dalla band e con il suo piglio eroico, solenne ed interpretativo oltre ogni limite non mancherà di stupire i fan di grandi vocal heroes del passato (in particolar modo Doug Adams dei Witchkiller per quanto riguarda il pathos, e Jon Natisch dei Commander per lo stile e la timbrica). Stilisticamente parlando, si possono individuare nei Battleroar tre anime distinte: una reduce delle grande imprese compiute dall'HM americano più virile e robusto, un'altra votata all'epic metal più valoroso e ancora una volta inossidabilmente Omeniana, e un'ultima (e più nuova) in cui emerge un savoir-faire melodico spesso arricchito da chitarre acustiche e violini a cui i nostri non ci avevano ancora presentato. Clamorosi esempi della virtù più "stars 'n' stripes" dei nostri li si trovano nell'opener "Vampire Killer", vecchio pezzo firmato Concoreggi che qui si trasforma in una mazzata di puro US power metal in sincero tributo ai maestri Jag Panzer, o anche in certi momenti dell'howardiana "Tower Of The Elephant", che a tratti sembra venuta fuori dall'osannato "Age Of Mastery" della band di Harry Conklin. Per quanto riguarda le song più belligeranti e terzinate, splendidi esempi sono la medievale "Siegecraft" e l'eroica "Sword Of Crom", mentre brani come "Narsil" (ispirata al Signore degli Anelli) o "Deep Buried Faith", con i loro stupendi riff di scuola Warlord brillano di una luce tutta particolare, consacrando questo "Age Of Chaos" come disco finalmente maturo e compiuto al 100%. Ad arricchire la già gustosa portata, la preziosa collaborazione con Mark "The Shark" Shelton (Manilla Road per i non addetti), che fornisce la sua incredibile voce alla suggestiva intro del disco, e prima della soffusa e malinconica chiusura affidata a un altro momento acustico (e all'eccelsa sofferta interpretazione di Marco), a uno dei suoi indimenticabili wild guitar solos, ancora una volta la conferma che la classe non è acqua, concetto ben rappresentato in questo bellissimo disco.

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