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ADRAMELCH: BROKEN HISTORY

data

26/01/2006
85


Genere: Epic Metal
Etichetta: Underground Symphony
Anno: 2005

Diciassette anni sono passati da quando i milanesi Adramelch si affacciarono nella timida scena heavy metal italiana con "Irae Melanox", misconosciuta perla di epic metal progressivo dalle tinte gotiche e decadenti. Nonostante l’indubbio valore artistico il disco si perse nell’oblio per prendersi la meritata rivincita solo con la recente rivalorizzazione del metallo epico. All’alba del 2005 Gli Adramelch tornano sulla scena con un capolavoro senza precedenti. Broken History è un concept ispirato alla storia delle crociate e ai misteri di un’epoca in cui l’uomo si apriva la strada con la spada e con la fede. Cinquanta minuti di musica d’atmosfera, con frequenti intermezzi e canzoni di ogni genere e durata. Inevitabile l’impatto emotivo di "I’ll Save The World" e "Cluny Calls", canzoni che già di per sè potrebbero permettersi di guardare dall’alto al basso il vecchio Irae Melanox. Ma il viaggio prosegue ancora meglio con la struggente title track, con l’aura mistica di "Beloved Jerusalem" e una nobile ballata come "Heap Of Bones". La profondità e la passione con cui vengono affrontate tematiche tutt’altro che semplici (cristianità, ordini cavallereschi, guerra e pace) non è da trascurare. Ascoltando i cori di "Dethroned In Shame" (sicuramente uno dei momenti più intensi del disco) non sarà difficile immaginarsi i templari cavalcare tra le dune del deserto seminando morte in una delle chissà quante battaglie che bagnarono di sangue la Terra Santa. L’epic metal malinconico dei Warlord e la teatralità dei Virgin Steele aleggiano costantemente tra le note delle varie "Darts Of Wind", "Different Times Different Place" e "Ten Wiles", ma gli Adramelch non trascurano neanche la loro propensione per soluzioni più progressive sulla falsa riga dei compatrioti Dark Quarterer. La raffinatezza degli arrangiamenti, la cura e la professionalità nella registrazione, le capacità tecniche assolutamente sopra le righe, il buon gusto compositivo di Gianluca Corona e la sublime voce di Vittorio Ballerio fanno di questo disco un vero gioiello d’arte italica. Un prodotto di tale caratura sarà facilmente apprezzato non solo dalla stretta cerchia di fan, ma anche da chi non ha alcuna familiarità col genere.

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