HARDSOUNDS FESTIVAL 2004
Day 1: Hardsounds compie un anno di attività…e decide di festeggiare nel migliore dei modi, con due serate di concerti che spaziano dal versante più estremo a quello più classico della nostra amata musica. Entrambe le giornate si sono svolte al Motorock AS, accogliente locale del comasco, capace di accogliere al suo interno un buon numero di persone. Il primo giorno ha visto come protagonisti tre tra i principali gruppi della scena estrema dell'underground italiano, che hanno intrattenuto i presenti con quasi tre ore di musica. Ad aprire il festival ci hanno pensato gli Hamartigenia, che da Venezia hanno scaricato sul pubblico tutto il loro carico di thrash-death metal, decisamente influenzato da band seminali come Sodom e Destruction. I quattro musicisti hanno dimostrato di saperci fare anche in chiave live, pur evidenziando qualche limite nella capacità di coinvolgere il pubblico, ma d'altra parte il gruppo è giovane ed ha tutto il tempo per farsi le ossa anche in questo senso. Alla buona esecuzione di "Sacred Storm" e "Shadows On My Soul" si sono affiancati alcuni pezzi nuovi, tra i quali si è fatto apprezzare il brano "Landscape Of Destruction", un assalto thrash inarrestabile che ha fatto molto bene al mio vecchio cuore da headbanger. Unica pecca dell'esibizione degli Hamartigenia è stato il suono della batteria, della quale non si sono sentiti per nulla i piatti, sommersi purtroppo da tutto il resto, facendo così perdere colore alla vivace proposta della giovane band veneziana. Gli Hamartigenia hanno confezionato comunque un buon concerto!
Un breve ritocco alla strumentazione on stage ed è il turno degli Hellstorm. Il trio, ormai sulle scene da un decennio mette in luce fin dalle prime note tutta l'attitudine di chi ama il thrash metal in maniera maniacale. L'opener "Killed Equilibrium", così come la seguente "Under a Stormy Sky" contribuiscono a far crescere la folla davanti al palco, che sembra davvero gradire l'impatto devastante degli Hellstorm. Il tempo a disposizione consente loro una scaletta indovinata che attinge da tutta la storia della band permettendo anche l'inserimento di un paio di cover: "Outbreak Of Evil" dei Sodom e "At War With Satan" dei Venom, entrambe osannatissime dal pubblico presente. Anche per gli Hellstorm vale lo stesso discorso fatto in precedenza: l'acustica sostanzialmente discreta, ha evidenziato dei limiti nel suono della batteria, massacrata per tutti i quarantacinque minuti dello show dal bravo Phobos. Ottima prova comunque, quella della band milanese, che tra una "Fire Of Terror" ed una furiosa "Shadows Of Unknown", ha divertito i presenti con una performance più che convincente, frutto di tutta l'esperienza accumulata nel corso degli anni. Promossi a pieni voti!
Headliner della prima serata, salgono sul palco gli Handful Of Hate, fieri portabandiera del movimento black metal italiano. Autori di album meritevoli come "Hierarchy" o il più recente "Vicecrown", i quattro blackster rendono ancora più accattivante la nottata (è ormai passata la mezzanotte) con un black malvagio a dismisura, fortemente influenzato, tra gli altri, da DarkThrone e Marduk. Il numero di persone presenti sotto il palco è costantemente cresciuto rispetto all'inizio del festival e gli Hanful Of Hate possono così godere di un'audience coinvolta e partecipe che sostiene continuamente la band. La cover "The Horny And The Horned" degli Impaled Nazarene è solo la punta di diamante di uno show ad alto livello che per quasi un'ora ha tormentato i presenti con una furia esecutiva dirompente ed una perizia tecnica non da poco. Il gruppo è apparso in forma ed ha saputo far risaltare anche in chiave live ottimi pezzi come "Kept-Order", "Vexer's Kult" o "The Slaughter Of The Slave Gods", perfetti esempi di cosa voglia dire suonare black metal nel nuovo millennio. L'acustica discreta ha permesso di apprezzare in particolar modo il lavoro delle due chitarre, capaci di tracciare rasoiate e schegge di follia tanto gelide da ricordare i primi lavori di DarkThrone e Immortal. Strepitosi nella ferocia dimostrata on stage i quattro adepti della nera fiamma chiudono il primo giorno dell'Hardsounds Heavy Birthday tra gli applausi meritatissimi di un pubblico che ha saputo apprezzare lo spirito nichilista di una tra le formazioni di punta del sommerso panorama black italiano.
Day 2: La seconda serata dell'Hardsounds Heavy Birthday viene aperta dai locali Sovversivo, formazione dedita ad una Hard Rock vecchia scuola cui spetta il compito di scaldare la platea di un gremito MotorockAs. E riescono bene nel compito, vista la risposta del pubblico che appare voglioso di farsi coinvolgere e trascinare, complici il buon livello compositivo ed esecutivo del gruppo, e la buona padronanza del palco, in particolare del vocalist Andrea. La scaletta scivola via sottolineando un'ottima prestazione della band, nonostante un paio di piccoli contrattempi comunque subito prontamente affrontati. I brani proposti provengono tutti dalla produzione dei quattro, salvo "I'm Eighteen", cover di Alice Cooper magistralmente eseguita, pezzo praticamente noto a tutti che ben si presta a coinvolgere anche chi ancora non conoscesse il gruppo. Lo spettacolo evidenzia le capacità di un gruppo ben affiatato, capace di produrre live acts davvero ottimi.
Presenza (quasi) costante dei festival targati Hardsounds, i Silence forniscono, come sempre del resto, un'ottima prestazione dal punto di vista della tecnica e della grinta on stage. L'indiavolato singer Danny ne combina di tutti i colori, dimenandosi, buttandosi a terra e giocando col pubblico a suo di battute, e tramortendolo poi grazie alla stupenda voce che madre natura gli ha donato. Peccato per i suoni non proprio al top e qualche problemino tecnico, componenti che non hanno comunque influito troppo sulla resa del combo milanese: se capitatano dalle vostre parti fateci più di un pensierino, non rimarrete delusi!
Ed infine tocca ai Rain, formazione emiliana autrice di una esecuzione tipicamente Power Old-Style, chiudere questa prima edizione dell'Hardsounds Heavy Birthday. Gli emiliani stupiscono per capacità e voglia di divertirsi e divertire, e ci offrono una chiusura di serata veramente degna di nota. La musica è potente ed allegra, una sorta di "Happy Metal" ben suonato da un gruppo che ha decisamente voglia di farsi sentire, e che sa come gestirsi dal vivo. Il pubblico risponde con entusiasmo, e su pezzi come "Fight For The Power" e "Only For The Rain Crew" si scatena sgolandosi. Decisamente è un peccato che le sorti di questa band siano legate più ai live acts che alle produzioni in studio, non perché sul palco non valgano molto, al contrario, ma semplicemente perché non sarebbe affatto male poter disporre di più materiale. Ottima performance, comunque, e se ve li siete persi… beh, noi vi avevamo avvisati, quindi fate ammenda andando al prossimo loro spettacolo! Per tirare le somme, sono state due serate senz'altro ben riuscite, con la partecipazione di gruppi validi, che hanno spaziato in vari generi per offrire una buona varietà di musica che potesse convincere più persone possibile. Il risultato è stato molto buono, forse anche meglio di quanto ci si aspettasse, e questo lascia ben sperare per l'anno prossimo. Heavy Birthday, Hardsounds!
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