STEFANO CERATI: I 100 Migliori Dischi Doom
Questo genere di libri ha una duplice valenza: fare un paragone tra la conoscenza di chi legge ed i dischi menzionati dall’autore, mentre lascia il tempo che trova in quanto non essendo una scienza esatta, tutto è altamente opinabile (tranne per chi ha dato origine al tutto - Black Sabbath - dei quali l’autore volutamente non trascrive nulla perché universalmente considerati i padri del genere, unitamente ai mostri sacri, tra i quali citiamo: Candlemass ed il triumvirato del gothic doom albionico: Paradise Lost, Anathema, e My Dying Bride). In realtà ha anche una terza funzione; funge da sprono per chiedere all’autore il perché di un disco piuttosto che un altro (ci riferiamo - per esempio - alla discografia di una stessa band, i Pallbearer, che secondo chi scrive ‘Foundations Of Burden’ è nettamente superiore all’ancora acerbo ‘Sorrow and Extinction’ citato dall’autore); così come nel caso del disco dei The Wounded Kings preferisco ‘In The Chapel Of The Black Hand’ in virtù di un sound scurissimo, sepolcrale, ammantato di tastiere liturgiche ed una non comune voce femminile che officia perfettamente questa funzione. Un posto tra i 100 migliori dischi lo avrebbero probabilmente meritato i Doomraiser di ‘Lords Of Mercy’ ed i Void Of Silence di ‘The Sky Over' con il loro space doom, ma soprattutto i Confessor, grazie a tre cose che nessun’altra band del panorama doom possiede: voce acuta/stridula paragonabile a quella di una donna, chitarre di matrice thrash ed un batterista monstre perennemente in controtempo, ma capace di rientrare nella ritmica in qualunque momento decideva di farlo, piuttosto che nominare i misconosciuti giapponesi Eternal Elysium che – a detta dell’autore - scimmiottano i Black Sabbath). Si sviscera non solo il doom inteso come genere classico, ma anche le sue filiazioni quali il funeral doom, lo sludge, il gothic doom, il drone ed il noise, escludendo volutamente lo stoner in quanto più legato all’uso di droghe. La competenza del giornalista, il pionerismo, la qualità della trattazione e l’analisi dei dischi unitamente ad informazioni relative a gesta e curiosità o aneddoti che riguardano le formazioni trattate è fuori discussione, il curriculum parla per lui: collaborazioni con Metal Hammer, Psycho, Metal Shock, Rumore, Psycho, Rock Hard più diversi libri pubblicati per Tsunami Edizioni. In conclusione, l’opera è uno sprono verso la scoperta di formazioni che altrimenti rimarrebbero nascoste come il caso dei giapponesi Corrupted, autori di un mix trasversale che dal doom vira verso lo sludge, il crust, l’hardcore, il noise e persino la psichedelia, ma non voglio svelarvi oltre, altrimenti toglierei il gusto di tante altre sorprese che il libro piacevolmente riporta.
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