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EDITORIALE: Per una lettura corretta delle recensioni

Online review

Quando ho iniziato a scrivere recensioni mi sono armato di pazienza, sapevo che come io stesso facevo per i dischi, anche il mio operato sarebbe stato oggetto di giudizio altrui. Mi aspettavo valanghe di "ma che cazzo dici?" argomentate più o meno compiutamente. E mi andava bene, era uno dei motivi che mi aveva spinto a farlo. D'altronde, il recensore è colui che analizza un'opera, la sottopone ad esame ed espone il proprio giudizio. L'ascolto del cd è qualcosa di viscerale per quanto mi riguarda. Non solo: nutro un profondo rispetto per chiunque ha il coraggio e la passione di incidere delle canzoni. Sapete come si usa dire, no? Chi sa suonare fa il musicista, chi non sa farlo scrive di musica. Se mi mandate un cd per una recensione significa che voi o il vostro ufficio stampa volete sapere cosa ne penso. È questo il punto.

Non potete pretendere di avere uno slogan da mettere nei vostri banner pubblicitari, perché probabilmente non siete ancora arrivati ad essere i nuovi Iron Maiden, e chi vi dice che lo siete mentre dopo dieci anni di carriera suonate ancora davanti a dieci persone, ehm, magari mente. E attenti, non voglio affatto sminuire questo status underground, sono il primo che in certe situazioni live preferisce essere a tu per tu con il gruppo, è un'esperienza molto particolare. O molto più plausibilmente siete discretamente bravi e dovete lavorare per consolidare la vostra posizione. Però se qualcuno ve lo dice, dovete accettarlo, replicare se volete, con le parolacce che volete, ma poi finisce lì. Disprezzateci e passate oltre. Non è difficile pensare che su sette miliardi di persone ci siano varietà di opinioni. Non è difficile pensare che diversi utenti del web vogliono le recensioni lunghissime, come dico spesso "piene di spoiler", perché non hanno tempo di ascoltare un album intero, e leggendosi il resoconto possono raccontare emozioni di seconda mano. Bene, queste persone non leggeranno Hardsounds, ma pazienza, qui si danno spunti per un approfondimento autonomo e individuale. Opinioni, non descrizioni.

Dicevo dell'esperienza viscerale del recensire: il disco lo stimolo, lo interrogo, lo esamino, affinché possa capirne i significati più nascosti. Sta poi a questo rispondere. Qualche volta accade, qualche altra no. Questo è quanto. Affermare che altre mille persone la pensano in modo opposto non farà certo cambiare idea nell'immediato. Certo, mi chiederò cosa avranno mai apprezzato/denigrato gli altri e ne prenderò atto. Tra cinque anni mi verrà anche qualche senso di colpa per non aver capito un abum, o me ne verrà uno anche peggiore per aver consigliato delle ciofeche. Oltre non si va, però. È difficile ed a volte lo facciamo inconsapevolmente, ma cerchiamo di non sentirci detentori della Verità Assoluta, sia scribacchini che musicisti.

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