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STRAPPING YOUNG LAD: CITY

data

30/08/2004
93


Genere: New Thrash/Death
Etichetta: Century Media
Anno: 1997

Solo dalla mente follemente geniale di Devin Townsend poteva uscire un lavoro di questo genere, un album che insieme a "Demanufacture" dei Fear Factory, è uno tra i prodotti più visionari del metal di metà anni novanta. "City" vuole essere la pulsazione caotica e convulsa della metropoli del futuro, una città che prende vita e si sviluppa attraverso suoni freddi e taglienti, che poco hanno a che fare col calore dei sentimenti e delle emozioni umane. E gli Strapping Young Lad centrano perfettamente l'obiettivo sfornando un concept di proporzioni titaniche. I nove brani che compongono "City" si susseguono senza mostrare alcun calo di tensione, a partire dalla martellante "Velvet Kevorkian", fino alla conclusiva postapocalittica "Spirituality". In mezzo tante perle di cyber death/thrash futurista e omicida. "All Hail The New Flesh", "Oh My Fucking God", "Underneathe The Waves" sono solo tre piccoli esempi della distruzione, della schizofrenia messa in musica dalla band: la violenza sonora sprigionata dai quattro musicisti non concede un attimo di tregua, la pesantezza della sezione ritmica (con un Gene Hoglan come sempre perfetto) è inarrestabile. Se a ciò aggiungiamo un numero imprecisato di campionamenti che danno al tutto un aspetto ancora più deviato e industriale, allora si capisce che il presente lavoro non è merce per tutti i palati. Non è escluso infatti che qualcuno potrebbe trovarsi piuttosto spiazzato davanti ad un marasma di questo tipo. In "City" però, c'è spazio anche per un brano più riflessivo (sempre alla maniera degli Strapping Young Lad, intendiamoci), "Room 429", dove le urla di Townsend lasciano per una volta il posto ad un'interpretazione più roca e sofferta, che rende al meglio nel quasi orecchiabile refrain. Difficile trovare nella scorsa decade un album così ben costruito e personale; certo, per apprezzare pienamente questo "City" occorre per prima cosa mettere in disparte un po' di pregiudizi, poi basta chiudere gli occhi e lasciarsi precipitare in questo vortice d'artefatta irrazionalità: zio Devin vi aspetta sul fondo dell'abisso.

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