ROTTING CHRIST: The Heretics
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08/03/2019Siamo giunti alla tredicesima fatica di quella che è senz´altro la band bandiera del metal greco. I Rotting Christ hanno cambiato stile piu di una volta, ma hanno sempre mantenuto un sound inconfondibile. Dal nono album 'Theogonia', datato 2007, hanno poi iniziato ad inserire un che di etnico nei loro lavori, in questo coaudiuvati da una pletora di ospiti/collaboratori che hanno arricchito la proposta. Il precedente 'Rituals' era stato in questo senso una sorta di apoteosi: il loro marchio di fabbrica restava inconfondibile e prevalente in mezzo ad altri aspetti che non facevano che completare il lavoro, per lo meno la maggior parte del tempo. Ora sembrerebbe che i greci si siano fatti prendere la mano e siano andati troppo in la nella direzione intrapresa. Non è un´impressione che si trae immediatamente, i Rotting Christ sono sempre loro, ma basta arrivare al quarto pezzo "Hallowed Be Thy Name" perche il dubbio che gli elementi aggiuntivi siano diventati troppo ingombranti si palesi, dubbio che si consolida nella successiva "Dies Irae". Le due tracce in questione sono gli esempi piu eclatanti, ma questo tratto è presente in tutto il lavoro. Le tracce migliori sono affini a 'Rituals' ma troppo spesso i Rotting Christ fanno un passo indietro, in tutti i sensi, lasciando la ribalta a ciò che dovrebbe essere complemento. Davvero un peccato per una delle band piu originali, longeve e talentuose della scena. Intendiamoci, siamo lontani da un lavoro brutto in senso stretto. Ma la delusione è lo stesso palpabile, data la qualità della discografia dei fratelli Tolis. Il sound della band finisce, invece che arricchito, ingolfato da tutta una serie di elementi che sono li per arricchire, ma invece tarpano le ali a questo lavoro rendendolo a tratti, con la loro onnipresenza, addirittura monotono. Un album piu che discreto ma inferiore a tutta o quasi la discografia dei greci.
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