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PART OF ME: LOMDIC

data

05/04/2008
70


Genere: Alternative
Etichetta: Alkemist Fanatix
Anno: 2006

Non avevo dubbi che si trattasse di un gruppo di fanatici dei Tool (il nome della band e la terminologia adottata non lasciavano margine di dubbi), non immaginavo che potesse essere così valido e che fosse una sorta di tributo al rock alternativo dei primi anni novanta, una specie di rilettura in chiave "prog" di certo rock, come facevano gli I Mother Earth, solo che qua il punto di riferimento principale restano sempre le pietre miliari di 'Opiate' ed 'Undertow"', ma anche 'Ten' dei Pearl Jam, specie in "Caprus" (un applauso al vocalist Fabio Santachiara) e "A Dark Spiral" (questa, la più Tooliana di tutte). Ma la cosa che mi colpisce è la sfumatura colta dalla band, ossia il punto di congiunzione perfetto tra i primi Tool ed i primi Soundgarden (vedi la cangiante "Caprus" e la siamanica "Penis"), in particolare per il drumming di Andrea Commissari che mi sembra riecheggiare Matt Cameron, un po come negli immensi Ritmo Tribale. "To Be" è costruita su un groove spettacolare di batteria, uno schizzo di suoni compressi a temperature altissime, un vortice interminabile percussivo che si avvita come un brainstorming di suoni e sensazioni che balzano alla mente con prepotenza, la quintessenza della voglia di far male che hanno i Part Of Me, il loro pezzo più metallico, e uno dei tanti teatrini del chitarrista Anthony Mariano, abile e vario, soprprendente quando tira fuori quel blues malato e nevrotico della conclusiva "He Got", uno di quei pezzi che non ti aspetti. "Judas Tree" avanza terroristica, come una creatura mostruosa che vibra al pulsare devastante del basso di Carlos Pambianchi, uno degli architetti di questo edificio di idee e sentimento che sgorga fresco, come quelle sincere strofe in italiano che spezzano "Genova", un altro episodio memorabile, che sia per i contenuti prometeici e liberatori, sia per la forma sonora mi riporta alla mente i Pearl Jam ed i Malfunk (tanto per citare un altro gruppo italiano discepolo della scuola hard rock anni novanta). E' vero che spesso il citazionismo fa da padrone, ma almeno, le citazioni sono "di qualità", e soprattutto ad essere qualitativamente alte sono le canzoni, grazie a musicisti d'alto livello ed ispirati, che ora però hanno l'obbligo morale di emanciparsi dal loro culto e provare ad intraprendere una strada tutta loro. In ogni caso la mia impressione è assolutamente positiva, anche perchè se Oasis, che sono dei cloni e cloni degli Oasis continuano a stravendere e a guadagnare copertine, e nel sottobosco, i cloni dei Neurosis continiuano a guadagnare stime degli estimatori di quel tipo di suoni, non vedo perchè non apprezzare sinceramente chi altrettanto schiettamente sforna potenziali hits alternative come queste.

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