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NOWHERE: O^2Aq

data

23/02/2004
64


Genere: Crossover
Etichetta: autoprodotto
Anno: 2003

Attivi dal 1995, dopo una serie infinita di compilation e demo vari, i Nowhere raggiungono con “O^2Aq” il traguardo del primo full lenght album. I binari su cui si muove la proposta del gruppo di Rovigo sono quelli di un crossover distorto e malsano che ricorda a sprazzi band come Korn e derivati, ma che cerca comunque di personalizzare il prodotto in modo creativo (ascoltate gli inserti soft-reggae di “Save My Soul”, e ditemi se non vi sembrano i Police di vent’anni fa!). La band dà indiscutibilmente il meglio di sé quando si tratta di aggredire frontalmente l’ascoltatore, e lo fa col groovy cadenzato della sezione ritmica e la voce schizoide di Paolo, un incrocio tra l’ugola di Chino Moreno e quella di Phil Anselmo. Dopo un’intro ipnotica e alienante (“…In The Rain”), si parte subito con il giusto impatto grazie ad un pezzo immediato e coinvolgente come “Cries”, perfetto manifesto dell’attitudine dei Nowhere. Merita attenzione anche un brano come “Bitch”, forse l’episodio più easy listening del lotto, che dimostra lo spiccato senso melodico del gruppo con un refrain abbastanza catchy. Altro discorso per “My Taking OFF”, song decisamente arrembante che però mostra al proprio interno delle particolari digressioni su territori meno violenti, in cui Paolo può dar prova di discreta ecletticità destreggiandosi anche con l’uso delle clean vocals. Ultima citazione per quella che considero la miglior canzone di “O^2Aq”, quella “Saint Whore” che col suo incedere thrash-core è riuscita a far passare in secondo piano i brani meno riusciti (“Pregunta?” e “Weakness”). La produzione è complessivamente discreta, ma secondo me, non riesce ad essere efficace come dovrebbe, nel senso che se la batteria avesse avuto un suono più corposo, ne avrebbe tratto giovamento tutto l’album, grazie ad una pesantezza maggiore. In generale è un album più che sufficiente, che alterna momenti più esaltanti ad altri piuttosto noiosi; va comunque riconosciuto alla band l’impegno di voler proporre qualcosa di personale, che è cosa, a mio modo di vedere, non da poco.

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