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LORD OF THE LOST: Thornstar

data

13/08/2018
85


Genere: Dark Rock, Gothic
Etichetta: Napalm Records
Distro:
Anno: 2018

I Lord Of The Lost non sono nuovi ai concept. Già nel precedente 'Empyrean', del 2016, la formazione di Harms e Dirge aveva affrontato un’epopea post apocalittica di vago sapore cyberpunk. Con il nuovo album 'Thornstar' il progetto si fa ancora più ambizioso. I LOTL, dopo molte ricerche, si sono ispirati ai Pangeiani, una civiltà antichissima, vissuta tra il 12,000 e il 9,000 a.C., della cui esistenza alcuni storici dubitano, a causa della scarsità di fonti scritte su di essi. Secondo la Mitologia G’hahyr all’inizio c’era solo il nulla e gli unici esseri esistenti erano Morgana e Haythor, la Allpair (la Coppia Eterna). La prima nacque dalla luce, il secondo dall’oscurità, a simboleggiare l’eterno dualismo dell’Universo. La coppia divina tentò di dare vita ad altri esseri a loro somiglianti, col solo risultato di generare le piante e gli animali conosciuti sulla Terra. Morgana, in un atto di estremo altruismo, decise di donare parte del suo cuore per dare vita ai primi esseri umani. Haythor, distrutto dal dolore per aver quasi perso Morgana e accecato dalla gelosia (mancandole parte del cuore lui credette che lei non potesse dargli tutto l’amore che credeva di meritare), si liberò da tutta la sua luce e divise la creazione in due, rivendicando per sé le tenebre. Quando i due si uniranno in un nuovo atto d’amore (avendo la loro prima e unica unione dato vita al Big Bang) si fonderanno in una nuova creatura, il Thorngod, divenuto in seguito conosciuto come il Thornstar, che porterà l’Apocalisse sulla Terra. L’album si apre proprio su Morgana, che rivendica la creazione degli uomini, portatori di parte del suo cuore (in quanto quando un essere umano muore, dopo una vita vissuta degnamente, esso ritorna alla Madre), con "On This Rock I Will Build My Church", uscita anche come primo singolo da cui è stato tratto un video. Se in alcune parti dell’album si nota un leggerissimo ammorbidimento dei suoni, rispetto ad 'Empyrean', qui le caratteristiche storiche dei LOTL sono rimaste: i growl di Harms graffiano, le chitarre e il basso pompano, Niklas Kahl è un metronomo preciso e potente, Gared Dirge è solo apparentemente un pochino in ombra, ma anche a un orecchio poco attento non sfuggirà quanto i suoi arrangiamenti alle tastiere siano una colonna portante di questa formazione. Già nella successiva "Lorelei" il sopracitato ammorbidimento si nota immediatamente, il che, nella circostanza, va a tutto vantaggio dell’armonia del brano. Le influenze classiche di Chris Harms e Gared Dirge sono note ai più e in questo brano vengono prepotentemente fuori nella costruzione stessa del pezzo. La semidea Lorelei piange per Morgana in un incedere maestoso, mentre riporta il cuore dei defunti alla Signora della Luce. In "Black Halo" la parola passa ad Haythor, che rivolge un pensiero amaro alla sua amata, colpevole di aver gettato via il loro amore. Qui i pattern di tastiera per cui amiamo questa band finalmente la fanno da padrone, dando vita ad un brano con sonorità che possono ricordare addirittura qualcosa dell’elettropop degli anni '80 (come anche in "In Our Hands"), tuttavia mantenendo lo stile che li contraddistingue da sempre.

Non potevano, naturalmente, mancare due brani dedicati agli antagonisti di questo album. Se in "Morgana" si ascolta il punto di vista di un mortale devoto alla Madre (“Incontrerò presto Morgana?”) in un pezzo epico, poggiato interamente sull’arpeggio di piano e sulla ritmica incalzante, che sfocia in un refrain arioso di cui difficilmente si riesce a liberarsi, nel successivo "Haythor" le atmosfere si fanno più cupe. Il nostro antieroe, dal suo abisso, racconta come nel suo regno siano gli istinti più primordiali a comandare e, per accentuare in musica il racconto, Harms sfrutta la sua vasta gamma di tonalità gravi più per il cantato che per l’urlato. Questo, unito agli eccellenti arrangiamenti di tutti gli strumenti, dà vita ad uno dei brani migliori del disco. I Lord Of The Lost qui riescono a conciliare alla perfezione tutto quello che viene loro bene: ritornelli accattivanti, chitarre pesanti, tastiere mai stucchevoli e ritmiche incisive. Se ci si aspettava o si desiderava un cambiamento di direzione drastico nello stile del quintetto tedesco, probabilmente ci si potrebbe ritrovare delusi. A mio parere, invece, questo album non ha un filler neppure a pagarlo, a differenza di 'Empyrean' che avrebbe potuto fare a meno di almeno tre brani. La produzione, neanche a dirlo, è eccellente, ogni strumento suona esattamente come dovrebbe suonare. I tedeschi ci hanno abituati anche a questo.

Degne di menzione particolare la struggente "Cut Me Out", la già citata "Black Halo" e "In Darkness, In Light" che, nonostante una struttura che ricorda un tantino Rawhide, gioca con le armonie suscitando un vago senso di inquietudine difficile da scrollarsi di dosso. Se l’intenzione era di emozionare gli ascoltatori, direi che Chris Harms e soci hanno perfettamente colto nel segno. Per quanto mi riguarda, 'Thornstar' è già a pieno titolo nei miei album preferiti per il 2018. Per chi volesse saperne di più sulla mitologia G’hahyr rimando alle pagine ufficiali della band, si troverà un piccolo ebook (tradotto in varie lingue, italiano compreso, grazie a due volenterose fan della band), con degli approfondimenti interessanti. Mentre noi umani attendiamo, con qualche apprensione, che i due amanti la smettano di bisticciare (e ci portino la distruzione con il successivo nuovo equilibrio), ricordo che i Lord Of The Lost saranno in tour in Europa, per ora con un’unica data italiana fissata il 26 gennaio a Prato. Il consiglio è di andarci di corsa, perché nei live hanno sempre offerto performances di grande qualità. Non si sa quando il 'Thornstar' potrebbe levarsi. Sarebbe un peccato estinguerci senza averli visti.

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