LATITUDES: Part Island
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28/06/2019Una poesia in note, un effluvio di emozioni che naturalmente scivolano in noi sono l’immagine che spontaneamente viene resa all’ascolto di Part Island, quarta fatica discografica degli inglesi Latitudes. Lasciate alle spalle le fangose citazioni sludge del passato, il progetto ha sublimato la propria proposta in un post rock dai riflessi metal e che si potrebbero inquadrare nel più atmosferico black metal. Parliamo più di tonalità che di echi veri e propri, visto che il disco non presenta alcun parallelismo concreto con la nera fiamma, se non qualche rada accelerazione. Disco estremamente delicato, 'Part Island' coinvolge soprattutto per espressività sensibile e voglia di commuovere. Voce carezzevole danza con forza e competenza tra tonalità rarefatte, una nebbia che si dirada e mostra un pianoforte minimale, dissonanze che ci proiettano in altri universi, serenità che viene da dentro. Malinconia dolcemente ci culla in un naufragio in cui tutto viene lasciato alle spalle, intensità che rammenta la scuola norvegese e che regala brividi agli amanti del metal più atmosferico. Crescendo di tensioni, pathos che riga i volti e che come caldo bagliore custodisce amore, sacralità di intenti che mostra la coscienza di artisti competenti e al contempo espressivi. 'Part Island' è un viaggio in un’anima limpida, un processo che dal dolore ha portato ad una consapevolezza profonda di principi. Apertura mentale accostabile a Fen ed Intronaut, una “gentilezza” che affascina e che incanta per i modi delicati. Album che innamora, e che senza stravolgere nulla della scena, tocca corde dentro di noi che da molto tempo non vibravano.
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