JOEY LYNN TURNER: Belly Of The Beast
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29/10/2022Turner è consapevole di essere in credito nei confronti della dea bendata. A parte due successi effimeri, ‘Odyssey’ accanto alla spocchioso Y.J. Malmsteen, e ‘Slave And Masters’, nei ranghi del Profondo Porpora, la carriera di Turner rimane relegata al periodo aureo dei Rainbow ‘americani’. Il talento dell’ex voce dei Fandango non si discute, da sempre un punto di riferimento per la scena hard & heavy melodica, lo provano i suoi album nelle vesti del solista ma, soprattutto, i vari progetti (Mother’s Army, Brazen Abbot, Hughes Turner Project, Sunstorm) e le numerose collaborazioni a cui ha preso parte, spesso da assoluto protagonista. Ed il momento del riscatto è arrivato: ‘Belly Of The Beast’. Frutto della collaborazione con Peter Tägtgren, in assoluto il produttore di riferimento dell’ultima decade (Amon Amarth, Dimmu Borgir, Sabaton, PAIN, Marduk). Un album sorprendente, realizzato con dei suoni in linea con le produzioni attuali, a dir poco poderoso per potenza ed espressione epica ma che non tradisce le radici musicali di Turner, legate a doppia mandata ai Rainbow e Deep Purple. ‘Belly Of The Beast’ è stato pensato e concepito per assecondare i gusti delle giovani generazioni di metallari, ma ben venga un album del genere, in cui convergono le esperienze sia di Turner che di Tägtgren, realizzando un disco impensabile. ‘Black Sun’ rappresenta al meglio il nuovo corso: un brano regale, incastrato in un arrangiamento dal sapore orientale affascinante ed elegantissimo, il tutto calato in un contesto di massima epicità e drammaticità. Ma non solo. I momenti topici li scoviamo anche attraverso le trame oscure e pesanti come macigni di ‘Tortured Soul’, ‘Rise Up’, ‘Dark Night Of The Soul’ e ‘Don’t Fear The Dark’, interpretate con classe magistrale, ma la degna chiusura è riservata a ‘Requiem’: se Turner abbia voluto riscoprire il suono di ‘Eternal Idol’ ed ‘Heaven & Hell’, due tra i capisaldi fregiati dai Black Sabbath, il risultato è pienamente riuscito.
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