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IRON MAIDEN: IRON MAIDEN

data

15/03/2004
90


Genere: NWOBHM
Etichetta: Emi
Anno: 1980

Come comincia un mito? Solitamente, nel campo dell'Heavy Metal, da un gruppo di ragazzi che escono da uno scantinato. Non è facile parlare del primo album degli Iron Maiden, soprattutto per uno che ha fatto di questo gruppo la sua religione, ma qualcuno deve farlo. Si arriva dunque alla domanda: cosa dire? Che è un capolavoro? Che è un "must"? Che anche se non ti piace il gruppo, almeno questo è da avere? Parole scontate, e forse anche un po' esagerate. Certo è che, se si vuole sentire un album che ha contribuito a scuotere gli anni '80, nato per essere ricordato (basti pensare che ha letteralmente aperto la decade, visto che la data di uscita è 1 gennaio 1980, e si sa che un dettaglio del genere non è casuale, nell'industria della musica), "Iron Maiden" è tra i primi della lista. Siamo ancora lontani dalle evoluzioni vocali a cui ci abituerà Bruce Dickinson, Paul è un cantante che guarda di più agli ani '70, con una voce sempre sopra la musica, mai del tutto amalgamata, tagliente eppure calda, espressiva e coinvolgente nella sua crudezza. Steve è Steve: lui E' gli Iron Maiden, il suo basso è inconfondibile, la sua genialità compositiva emerge da subito, regalandoci capolavori che accompagneranno i live e le anthology del gruppo per più di vent'anni. Il gruppo è plasmato su di lui, e sempre lo sarà, per tutta la carriera, in tutti gli alti e bassi che li hanno accompagnati. E' difficile segnalare alcune tracce a scapito di altre: l'album è talmente compatto da rendere impossibile una distinzione tra brani più o meno validi, ci si può solo affidare al gusto personale. Se proprio una segnalazione andasse fatta, la scelta di chi scrive ricadrebbe su sei dei nove brani della tracklist. Innanzitutto, "Prowler": potente, graffiante, comunica da subito lo stile del gruppo con un'incredibile incisività. Viene poi "Remember Tomorrow", una canzone lenta ma decisa, rabbiosa e triste, carica e coinvolgente; e si passa al non plus ultra dell'album: "Phantom Of The Opera". I fans degli Iron si dividono tra chi ha impiegato alcuni ascolti per capirla e chi ne è rimasto fulminato. In entrambi i casi, non ne troverete uno che non la segnali tra le canzoni più belle mai scritte dal grande Harris: complessa, con forti stacchi ritmici e melodici, cruda, "cattiva" per quanto può esserlo una canzone della corrente New Wave, con una carica ed un'aggressività indescrivibili. Si può non avere quest'album, ma non questa canzone. Le altre segnalazioni sono "Transylvania", strumentale splendidamente evocativa, "Strange World", la ballad dolce e commovente di rito, assoluta nella sua bellezza, e la title-track. "Iron Maiden" è l'inno, il marchio di fabbrica della band, onnipresente in ogni concerto, universalmente nota, massiccia, mai invecchiata, e chi più ne ha più ne metta. La dimostrazione, per chi non l'avesse capito, che il signor Harris non scherza quando compone.

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