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INGLORIOUS: II

data

11/05/2017
80


Genere: Hard Rock
Etichetta: Frontiers Records
Distro:
Anno: 2017

I britannici Inglorious nascono musicalmente nel 2014 capitanati da Nathan James, che si é fatto un nome con la Trans-Siberian Orchestra e con Uli John Roth. La sua passione per le grandi band degli anni '70 lo ha spinto a cercare compagni che avessero la sua stessa visione della musica, con scarsa propensione alle sovraincisioni ed orpelli da studio. Trovato l'amalgama perfetto, il risultato é stato un lavoro di esordio che ha ricevuto critiche positive da ogni parte, cominciando da quella di Sir Brian May (mica un cretino qualsiasi), per arrivare alla stampa specializzata. Del resto, Nathan James é un'IRADIDDIO (sí, tutto attaccato, che rende meglio l'idea), il talento di questa band é assolutamente fuori discussione ed é naturale aspettarsi un secondo album che sia, come minimo, all'altezza del primo. "I Don't Need Your Loving", brano di apertura di 'Inglorious II', dà il via ad un trittico di pezzi che decisamente spinge l'ascoltatore ad alzare un tantino il volume per inondare i timpani sia con le magnifiche evoluzioni vocali di Nathan James che con i riff trascinanti e robusti di Andreas Eriksson e Drew Lowe. La sezione ritmica va come un treno e sfoggia un affiatamento da rockstar consumate di lungo corso. L'atmosfera anni '70 é servita, signore e signori, con grande gioia di chi proviene da quella decade. In una recente intervista il cantante aveva ventilato l'ipotesi che i brani di questo nuovo album sarebbero stati, forse, un pochino piú orecchiabili rispetto ai precedenti e bisogna ammettere che la band ha mantenuto la parola: "Tell Me Why" ha un ritornello che si pianta in mente come un amo da pesca. "Hell or High Water" mi ha ricordato qualcosa, nelle sonoritá, degli Aerosmith di 'Toys In The Attic', e ha un tiro pazzesco pur non distinguendosi troppo per originalitá. Andando avanti, ci imbattiamo in I "Got A Feeling", dove il Deep Purple sound la fa da padrone (e viene pagato un doveroso omaggio a sua maestá David Coverdale), e la molto accattivante "Black Magic". A questo punto l'ascoltatore, esausto a forza di saltellare sul posto, ha bisogno un momento di requie per far riposare i piedi. Viene prontamente accontentato con la sensualissima "Faraway", che fará salire il tasso ormonale delle signore a mille, per andare a scaricare del tutto l'adrenalina con la potentissima "High Class Woman" che chiude l'album col botto. Se proprio si vuol trovare un difetto a questo disco, si potrebbe dire che si sarebbe potuto forse osare un po' di piú, dando ancora piú fondo alla vena blues che questa band si porta evidentemente dentro, soprattutto nelle mani di Eriksson. Vincerá il premio come l'album che rivoluzionerá l'hard rock? Sicuramente no, ma é suonato in maniera eccellente, con un'ottima produzione e secondo me avrá una resa pazzesca dal vivo. Sperando che i cinque ragazzoni vengano presto a farci visita in Italia.

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