ENSOPH: PROJECT X-KATON
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21/02/2006Da qualche tempo a questa parte sono sempre più convinto che la frangia più convincente dell’underground metal e limitrofi italiano risieda nelle cosiddette band ‘moderne’. Mi vengono in mente Dope Stars Inc., Aborym, ironia della sorte recensiti sempre dal sottoscritto qui accanto e ovviamente, Ensoph. La band veneta ha saputo costruirsi una robusta nomea grazie a innumerevoli concerti in giro per la pensiola e alla qualità effettiva di un disco maiuscolo come “Opus Dementiae”, che rileggeva con attenta personalità gli stilemi cyber tipici di una band come i The Kovenant sotto un’ottica estremamente peculiare, quasi progressiva se vogliamo. “Project X-Katon” eleva a potenza tutte le caratteristiche migliori dell’Ensoph sound e le accoppia a una produzione di alto livello (mix e mastering presso, rispettivamente, The Outer Sound e The Mastering Room, mica pizza e fichi) e ad una qualità di songwriting sbalorditiva. Orfani della flautista Anna (comunque presente con il suo strumento in una manciata di splendidi passaggi, da menzione “Condemned” e “Leaving No Trace Behind”), i cinque aggiustano il tiro e depurati dalla dispersività che faceva talvolta capolino nell’album precedente infilano uno dietro l’altro una serie di brani impressionanti, senza dubbio più ‘catchy’ che in passato ma che non si fanno mancare nulla dal punto di vista degli arrangiamenti; grandioso in tal senso il rifframa e il monumentale lavoro di tastiere. Non c’è un solo filler; da “Condemned”, “Kirillow’s Bullet”, “Icons In The Dust” e “Getsemani” che vi si imprimeranno a fuoco nelle orecchie alla più articolata “D-Generation” (che ospita per le parti di voce femminile la talentuosa Antonella, singer degli Scarecrown), passando per il poetico delirio lisergico di “Un Petalo Di Pietà”, il risultato è superiore a qualsiasi aspettativa. Un sound ricco, corposo, ma estremamente fruibile che proietta di diritto gli Ensoph nell’olimpo dei ‘must hear’. E se potete procuratevi l’edizione limitata che contiene un 3” con un guest d’eccezione, Steve Silvester dei Death SS, che reinterpreta un vecchio pezzo della band, “Sun Of The Liar”, e canta sulla cover della fondamentale “Sex Dwarf” dei Soft Cell, quelli di “Tainted Love”, per i più ignoranti. Io vi ho avvertito. E vien da sorridere a pensare che robette come i Deathstars vengono strombazzate ai quattro venti quando “Project X-Katon” le distacca di infinite lunghezze…
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