DESDEMONA: LOOK FOR YOURSELF - A Tale Of Love And Pride

Seconda prova sulla lunga distanza per i Desdemona. A tre anni dal loro debut album "Lady Of The Lore", il quintetto piemontese si ripresenta con la formazione immutata ma con uno stile leggermente modificato. Il power articolato e neoclassico del primo disco lascia il posto a partiture più complesse così che il pregio maggiore del lavoro in questione diviene il gusto progressivo che infarcisce le canzoni. L'inizio è dei migliori con un intro gustoso seguito a ruota dalla potente e melodica titletrack, uno dei brani più riusciti dell'intero album insieme alla successiva "Stavkirken", un concertato di potenza e tecnica che trova il suo apice nei fenomenali assoli di chitarra e tastiere (con effetti molto simili al mitico hammond!). Dopo un inizio di tale specie è facile aspettarsi un ottimo prosieguo, ma purtroppo, le composizioni si "siedono" un pò, accompagnando l'ascoltatore lungo l'intera durata del disco, ma non brillando particolarmente per passaggi degni di nota. Il finale del disco riserva altri spunti di commento con un trittico controverso che vede le belle "The Rage Inside My Heart" e "Love And Pride" stringersi attorno alla ballad di turno, quella "Unforgiving Soul" carica di pathos ma un pò noiosa nel suo incedere descrittivo della storia narrata. Parlando, appunto, della storia a corredo della musica, si può dire che essa è curata e particolare, trattandosi di un concept ben scritto ed articolato, ambientato nel 1879 e di cui è possibile leggerne i tratti nel booklet. Ultimo aspetto, ma non in ordine di importanza, è quello musicale. Come detto, la musica segue i momenti della storia narrata e quindi si articola in vari momenti talvolta violenti, talvolta riflessivi; rallentamenti ed accelerazioni sono frequentissimi così come anche gli stacchi solistici ottimi e pregevolmente eseguiti. Alla stessa maniera, una buonissima prova è offerta dalla sezione ritmica, sempre precisa e tecnica al punto giusto, mentre un punto di forza aggiuntivo risiede nella bella voce di Andrea Marchisio che riesce a donare espressività ai vari momenti sopra menzionati. In definitiva, questo "Look For Yourself" si attesta su buoni livelli, andandosi a collocare in tutta quella produzione che risente di retaggi sinfonico/progressivi (in stile Malmsteen, Symphony X), con l'ormai tipico "tocco" speed italiano che ha fatto scuola a partire da circa 10 anni addietro. C'è da dire, però, che se gli aspetti positivi di cui si è parlato, sono inconfutabili, l'intero album si tinge anche di varie pecche tra cui, le due più grosse sono da ricercarsi nella ormai obsolescenza di certi suoni e nella noia che alla lunga deriva dall'ascolto degli stessi: per intenderci, non c'è traccia di una ricerca di elementi di novità, come quella presente, per esempio, nell'ultimo ed omonimo album dei Labyrinth e che ha arricchito e rinnovato il sound della stessa band.