COMMANDER: THE HIGH 'N' MIGHTY
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30/01/2006Dalle oscure nebbie dell'underground americano emerge la luccicante Excalibur, simbolo dell'Alto e Possente ensemble metallico passato alla Storia (?) come Commander. Epic heavy metal assolutamente incontaminato, epigono dei Rainbow più muscolari e possibile controparte dei più fortunati colleghi Fifth Angel, senza alcuna concessione all'intellettualismo dei Manilla Road o alle claustrofobiche trovate dei Cirith Ungol, senza la delirante distruttività dei Brocas Helm e senza la teatralità dei Virgin Steele: metallo epico puro e semplice, come ce lo si aspetta anche senza conoscere minimamente il genere e le sue imprevedibili pieghe. Incredibile fenomeno musicale, questo "The High And Mighty" ci presenta una band nel pieno possesso delle proprie capacità, a partire dall'ugola impeccabile di Jon Natisch, devoto seguace di Ronnie Dio ma con una capacità tutta praticolare di infondere alle timbriche una potenza espressiva incontestabilmente epica: se può sembrare che nulla spicchi nelle pur affascinanti partiture strumentali, si ha come la sensazione che mentre le sapienti chitarre svolgano tutto il loro lavoro nelle retrovie, creando i magnifici sfondi su cui il nostro american hero dipinge a tinte forti le sue mastodontiche scene epico-cavalleresche. Pur rimanendo in tutto e per tutto una US metal band da manuale, i Commander spesso e volentieri richiamano l'attenzione dalla nostra sponda dell'Atlantico, con evidenti riferimenti alla scuola inglese, indubitabili non solo nella riuscitissima cover di "Kill The King" degli già citati maestri Rainbow, ma anche in un savoir-faire melodico che può rimandare ad altri eroi contemporanei quali Crimson Glory o Armored Saint: ciononostante, l'essenzialità, la concretezza e la solidità dei brani che compongono questo "The High 'n' Mighty" non fa sorgere dubbi di sorta sulla purezza della scuola d'oltroceano imperante in questi solchi! Nobile d'animo, l'heavy metal dei Commander si sposta dalle coordinate prettamente europeggianti e NWOBHM-oriented di "Terror" e "We'Re Ready" all'eroismo puro di capolavori quali "Knights Of The Round Table" (uno dei refrain più memorabili della storia del genere!) o "Return Of The Goths", per poi concederci l'immancabile suite (per certi versi accostabile ai primi Virgin Steele) a nome "Die By The Sword", un'ingenua quanto emozionante narrazione di ambientazione cavalleresca resa magistralmente da partiture metalliche solenni oltre ogni limite, con un pathos vocale accorato ed esplosivo che non mancherà di far sognare gli animi più sensibili tra voi ("Raise the sword upon his head... plunge it, takes his life!") anche se potrà far storcere i nasi più pretenziosi. In ogni caso, in un periodo di revival come questo, è bene che certe perle non vengano dimenticate: qualsiasi appassionato di epic metal dovrebbe ascoltare questo lavoro, non fondamentale ma comunque iconico e romantico come piace a noi!
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