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BLOODY HEELS: Rotten Romance

data

17/06/2022
70+75


Genere: Melodic Hard Rock
Etichetta: Frontiers Records
Distro:
Anno: 2022

Formatisi a Riga dieci anni fa, i giovani Bloody Heels dopo un ep e due studio album (l'ultimo dei quali li ha visti accasarsi presso la nostrana Frontiers Records) tornano con il terzo lavoro sulla lunga distanza, cercando di centrare il bersaglio grosso senza smettere di evolversi. Lo stile di partenza è quello che i lettoni ci hanno già mostrato nel disco precedente, uno sleaze hard rock che spesso si infatua della pesantezza del metal, ma questa volta c'è un "ingrediente segreto" che fa la differenza, rendendo la proposta decisamente fresca e al passo coi tempi (e senza sembrare l'ennesimo trito tributo alla golden era degli anni '80), complice una buona ispirazione di fondo nel songwriting. L'ingrediente di cui sopra è un mood dark/gothic rock e decadente che permea quasi tutte le tracce presenti, al quale si aggiunge un uso dell'elettronica assolutamente non invadente e un utilizzo della voce di Vicky White (al secolo Valts Berzins) che ricorda spesso il miglior Marilyn Manson dell'epoca "Mechanical Animals". Quello descritto potrebbe sembrare un "meltin pot" che sulla carta non funziona, ma i ragazzi convincono sovente "sul campo", con canzoni energiche e ricche di hook e melodie catchy che conquistano anche dopo pochi passaggi. Difetti? I giovani dark rocker scrivono bene, ma lo fanno in modo ancora eccessivamente uniforme, e questo aspetto nella seconda metà del disco rende un pò "macchinoso" e meno gradevole l'ascolto, complice strutture di base troppo ripetitive e, soprattutto, qualche melodia meno vincente. Ciò non toglie che tracce come "Dream Killers", "Rotten Romance", The Velvet" o "Distant Memory" rimangano gioiellini di sleaze/glam/dark rock di tutto rispetto, apprezzabili da chiunque non disdegni il connubio melodia/oscurità. Ancora una volta, promossi con riserva...anche se siamo sulla buona strada.

A cura di Simone Lambase - Voto 70


Tornano con buone premesse ed attesa infarcita da una cospicua dose di curiosità i lettoni Bloody Hells, protetti nuovamente da Frontiers, qui al terzo disco. ‘Rotten Romance’ mette sul piatto tutto l’amore che i nostri hanno nei confronti del Glam, impreziosito da una ricerca melodica a favore di strofe facilmente memorizzabili e hooks istantanei, bilanciando nella loro ricetta qualche brano maggiormente heavy ad altri memori delle lezioni derivanti oltre oceano, moderne ed easy listening (Hinder). Prodotto in modo ineccepibile, si parte con “Dream Killer”, cascate di armonie tra linee vocali, riff di chitarra e assoli trascinanti; la title track prosegue sul sentiero tracciato, dal sapore dark eccezione fatta per il ritornello. “The Velvet” dopo un lungo preludio mostra il lato più accondiscendente del gruppo sfociando in un tema tipico da rock band americana. Se “Distant Memory” è puro heavy scanzonato, “Hour of Sinner” gioca su continue variazioni di dinamica rendendolo un brano riuscito ed imprevedibile. “Mirror Mirror” è veloce e sleazy, tornano alla mente gli Shotgun Messiah di ‘Second Coming’. Forti accenni modernisti nella semiballad adrenalinica “When The Rain and I Meet” collaborata da un lodevole ricamo alle 6 corde. E’ un susseguirsi di una formula d’impatto, un poco ruffiana e dal sapor di già sentita, ma assolutamente giustificata considerando l’età media del gruppo (al di sotto dei 30 anni), attorniata da certificate capacità strumentali. Manca la vera ballad ? No, in quanto l’ultimo brano “Oblivion” tende ad abbassare i ritmi verso un cadenzato e greve Slow, cupo, gotico, ma melodico, ancora una volta condito da una superba prestazione di Harry Rivers che disegna un outro riuscitissima. A sindacabile giudizio, alle mie orecchie arriva un Meltin Pot ricco di sfumature e rispettabile anche dai nostalgici che 30 anni fa piangevano per il tramonto della ‘Sunset Strip Era’.

A cura di Yuri Picasso - Voto 75

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