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WHITE WIDDOW: Silhouette

data

22/11/2016
85


Genere: AOR
Etichetta: Aor Heaven
Distro:
Anno: 2016

E' innegabile che dal 2010 (anno del fortunatissimo album d'esordio) i White widdow siano diventati insieme ai Work Of Art una delle realtà più interessanti del panorama melodic rock contemporaneo. Gruppi che puntano sicuri sul classico e puro AOR di metà anni '80 e lo proiettano nel nuovo millennio. Se per gli svedesi il limite massimo sono i Toto, per gli australiani il punto da dove partire sono i nomi più classici del genere, dai Survivor, Night Ranger, passando per Journey e Danger Danger. Insomma, setacciano tutta la grande tradizione hard melodica americana. La cosa che fa più piacere è che questi ragazzi vengono dall'Australia, una volta patria di grandissimi e talentuosi singer e songwriter di assoluto spessore (basti citare Rick Price, Rick Springfield Jimmy Barnes), ma da tempo avara di talenti credibili. Alla fine il giochetto dei fratelli Millis (fondatori del combo insieme al chitarrista Enzo Almanzi) è molto semplice: fare breccia a suon di tastieroni carichi e sferzate elettriche su di un tappeto ultra melodico tra i fan più oltranzisti del genere (come il sottoscritto), e visti i precedenti album, il giochetto sta andando alla grande. L'omonimo album, i successivi Serenade Crossfire sono considerati dei piccoli gioielli. Per questo nuovo disco il gruppo si fa ancora più mainstream, accentua il suo lato melodico e toglie anche le ultime stille di hard più muscolare, lasciando questo compito alle sole "Smile For The Camera" e "Waited", che nel finale lasciano un po' di amarezza in quanto song non troppo riuscite. Poco male, il trittico iniziale è da favola, "Stranded" e "Surrender My Heart" sono dei perfetti esempi di AOR incontaminato, con intarsi tra chitarre e tastiere notevoli e con dei chorus da manuale, e la successiva "Living For The Night" ci trasporta in quel magico mondo di trent'anni fa, lo fa con dosi massicce di tastiere e linee vocali strepitose, ed il cantante Jules è straordinario in questa performance. La cosa che mi viene in mente ascoltando "Last Chance For Love" è che sono di fronte ad uno dei futuri classici del gruppo, quelli da mettere al primo posto in un ipotetico best of, clamoroso mezzo tempo dall'ottimo flavour westcoast che riporta ancora più indietro il calendario, perfetto esempio di quello che questa copertina del disco prometteva di avere al proprio interno. Le cose belle si susseguono senza sosta, "Damage Is Done", altra perla di rara bellezza, e "Game Of Love", fantastica e pomposa figlia degli anni '80. Ci sono dei fraseggi un po' più "duri", dove Almanzi svetta talentuoso con i suoi assoli al fulmicotone e resistono antichi retaggi degli album precedenti che lanciano un bel ponte di collegamento tra le due fasi della carriera del gruppo che, dopo varie vicissitudini, ha di nuovo preso lo slancio nel 2014. Credo di poter affermare di trovarmi di fronte all'ennesimo ottimo prodotto dei White Widdow, per i miei gusti personali ancora migliore degli altri. Continuando con questa evoluzione e maturità sono convinto che il successivo album potrà fare bella mostra accanto a 'Big Life', 'Vital Signs' o 'Raised On Radio'. Se lo meriterebbero proprio.

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