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HONEYMOON SUITE : Alive

data

17/02/2024
68


Genere: AOR
Etichetta: Frontiers Music
Distro:
Anno: 2024

Gradevole e confortante ritorno sulle scene per i canadesi Honeymoon Suite col qui recensito ‘Alive’, edito da Frontiers, a distanza di 8 anni da ‘Hands Up’. Gradevole per la qualità esposta; un giusto bilanciamento tra i ricordi di ciò che gli HS sono musicalmente stati (e rappresentano tutt’ora nell’immaginario collettivo), rispolverando il sound tipico al quale la band per fortuna è rimasta ancorata in ogni sua uscita: penso all’opener “Alive” e al singolo “Find What You’re Looking For”, rock songs distinte dall’inconfondibile voce di Johnnie Dee e dal guitar riffing di Derry Greham. Il trademark della band è riconoscibile, a volte scontato, ma sempre affascinante, in tonalità maggiori e in linee vocali aperte alla positività, al futuro, e quindi alla speranza. In un lotto di canzoni delicate ed affabili dove il livello medio è superiore alla consueta sufficienza, i pezzi migliori li troviamo laddove il livello di distorsione aumenta e la band sembra divertirsi di più. “Done Doin’ Me” e “Livin Out Loud” rappresentano inni e attitudini che persistono nel corso di intere esistenze. Se “Love Comes” riprende in piccole battute “Love Bites” (Def Leppard), “Not Afraid To Fall” ha il sapore del Finale compiacente e improbabile di un film che ci ha commosso e catturato. A chiudere la springstiana “Doesn’t Feel That Way”, rassicurante come un dolce abbraccio di un vecchio amico che non vediamo spesso ma onnipresente nei momenti salienti del nostro cammino. La produzione a cura di Mike Krompass (Steven Tyler, Smash Mouth) suona moderna ma non troppo, riconosce la meritata dose di giustizia al passato della band dell’Ontario. Scrivevo confortante ad inizio recensione per la presenza in line up di 4/5 della band originaria, il che a distanza 40 anni dal debutto, di questi tempi, è una vera rarità. A completare le tastiere di Peter Nunn che fa parte della band in pianta più o meno stabile dagli anni 2000 (è il cugino del tastierista storico Ray Coburn). Una linea di continuità in sound ed interpreti esemplare, per un gruppo che è arrivato a pubblicare il nono disco da studio. Non il migliore, ma conturbante a sufficienza per ricordare noi quanto sia raro ‘sopravvivere’ uniti nel nome di una coerenza artistica.

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