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MOONOISES

L'esordio dei pugliesi non é passato inosservato in redazione. I membri vantano trascorsi in band quali Bravata, Cold Moon, Fading Rain, Ingraved, alcune distanti musicalmente dalla proposta attuale. Vediamo come il tutto ha avuto inizio.

Com'è nata la band? James: La band nasce dalle ceneri dei Fading Rain. Io e Marco non abbiamo mai abbandonato l’idea di continuare a suonare insieme, cercando di spostarci su lidi nuovi, più ruvidi, richiamando le influenze black che hanno segnato il passato di entrambi. E’ stato Marco a contattare Tony che si è mostrato subito interessato alla nostra proposta, poi è arrivato il turno di Fabio. La prima prova è andata benissimo, in quella sessione è nata la canzone “Chasm”, sicuramente un inizio col botto. Da lì in poi la strada è stata in discesa.

Perché un lavoro dedicato a Rozz Williams? Chi è l'anima dark della band? E cosa ne pensate di Valor, definito dai fan dei Christian Death come l'usurpatore? James: Le influenze dei Christian Death sono un risvolto in un certo senso involontario, più che una rotta definita in partenza, scaturite dal passaggio obbligato che ‘Only Theatre Of Pain’ rappresenta nel percorso "oscuro" di crescita musicale intrapreso da ognuno di noi. Sicuramente non siamo i primi a dirlo: le sonorità di quel disco hanno quella particolare freddezza occulta capace di mettere d'accordo chi proviene dalla dark wave pura con chi, ad esempio, arriva dal black metal, quindi più che di un'unica anima dark all'interno dei Moonoises, potremmo parlare di una comune sensibilità verso un'idea di oscurità, che poi è stata messa in pratica, filtrata dal vissuto di ognuno di noi e che è finita con l'avvicinarsi alle opere di Williams. La questione Valor esula dai nostri interessi, preferiamo concentrarci sulla musica pura e semplice.

La parte black metal del disco è sicuramente farina del sacco del bassista Marco Locorotondo. Ricordiamo il tuo precedente progetto Cold Moon: chi è l'anima shoegaze? Marco: Fondamentalmente siamo tutti coinvolti nel black metal, chi più chi meno. Fa parte dei nostri ascolti ed era inevitabile che tutto ciò confluisse nella nostra musica. Anche James ed Ivan hanno avuto le loro band Black Metal (Fullmoon Ritual e Throne of Molok) io credo di aver debuttato prima, con i Cold Moon per l'appunto, dato che ci siamo formati nel 2003 e nel febbraio del 2004 abbiamo rilasciato il nostro primo demo-cd. Eravamo un duo, io mi occupavo a quei tempi di chitarra, basso e voce. La band si sciolse nel 2006, dopo aver prodotto uno split cd nel novembre dello stesso anno con i tarantini Winds of Funeral, ed una compilation agli inizi del 2006. Di seguito feci alcune date live con i Buio Omega come vocalist, fino a quando, intorno al 2008, misi da parte il black metal per approfondire altri generi musicali che da un pò di tempo avevo iniziato ad ascoltare con sempre più frequenza: il post punk e la darkwave. ‘Only Theatre Of Pain’ dei Christian Death ha rappresentato il mio primo approccio con questo genere di musica, anche se da adolescente avevo già consumato i dischi dei Litfiba degli anni 80. Senza dimenticare i Joy Division, che ho adorato fin da subito grazie a ‘Closer’, e che sono stati determinanti nella scelta di concentrarmi unicamente sul basso in quasi tutti i progetti musicali di cui ho fatto parte. Se suono come suono, lo devo sicuramente a Peter Hook. È stato in ogni caso semplice per noi inserire elementi shoegaze all'Interno della nostra amalgama sonora, dato che anni fa band del calibro di Alcest, Deafheaven, Lantlos ecc avevano già spianato la strada a questo tipo di ibridazione.

Nelle info che accompagnano l'uscita dell'album oltre al post-punk ed allo shoegaze si parla di doom. In tutta onestà dopo aver ascoltato diverse volte il lavoro non riesco a percepirlo. Secondo voi? Tony: L'influenza doom nei nostri brani fin qui proposti è più nel mood che propriamente musicale, seppur in brani come “Dead End” e “Mirror” vi siano anche i prodromi di certe sonorità più "ossianiche e solenni".

James: In “Mirror” e “Dead End” ci sono dei passaggi che richiamano l'incedere doom. Sicuramente l'etichetta di genere applicata ai Moonoises non è da intendersi nella sua totalità, in ‘She - The Void’ non ci sono passaggi alla My Dying Bride o affini.

Come siete entrati in contatto con la These Hands Melt e perché l'avete scelta per la pubblicazione dell'esordio sulla lunga distanza? Marco: In realtà è stata la THM a scovare noi, grazie all'interesse di Mauro, boss dell'etichetta. Noi avevamo iniziato a mandare i promo di ‘She- The Void’ in giro, sperando che qualche buona label ci offrisse un contratto di pubblicazione. Non conoscevo ancora la THM, ma mi ricordavo di questa casa discografica chiamata Flowing Downward così decisi di scrivergli. Mauro aveva collaborato con loro e se ne era distaccato da poco, aveva ascoltato il promo e l'aveva adorato, così ha subito proposto di pubblicarci. Noi abbiamo accettato immediatamente, dato che i termini del contratto ci hanno convinti e poi la THM è un'etichetta giovane ed ambiziosa, con un roster di tutto rispetto. Il resto è storia dei nostri giorni.

Avete intenzione di organizzare alcune date a supporto dell'uscita del disco? James: Certamente, stiamo cercando di pianificare delle date di supporto al disco, ben consapevoli che la particolarità del genere proposto renderà la faccenda un po' complicata. La scena italiana è fortemente polarizzata su generi puri, le proposte ibride come la nostra si collocano in quelle terre di confine poco praticate in patria.

Che fine hanno fatto i Fading Rain? Marco: I Fading Rain sono ormai sciolti. Sia io, sia James ne facevamo parte, tant'è che ad oggi sono dodici anni che suoniamo insieme. È successo che pochi mesi prima della pubblicazione del nostro album di debutto “Let Silence Begin”, il nostro cantante Pierpaolo venne a mancare per un problema cardiaco. Ovviamente ci fu molto sconforto tra noi, ma decidemmo di pubblicare ugualmente l'album, dedicandolo alla sua memoria. Abbiamo continuato per un pò con un nostro amico alla voce, giusto il tempo di partecipare ad un memorial live per Pierpaolo che avevamo organizzato ad un anno dalla sua scomparsa. Dopo di ché, di comune accordo, abbiamo deciso di cessare ogni attività a nome FR, perché era giusto così. Tristano, il nostro batterista, aveva deciso di trasferirsi fuori dalla Puglia, così io e James, spinti dalla voglia di continuare a suonare, abbiamo chiesto a Tony e Fabio (il nostro primo batterista) se avessero piacere a formare una band. Ed è così che nacquero i Moonoises. Sono e sarò sempre orgoglioso di tutto quello che siamo riusciti a fare con i FR, ed un parte di loro vive tuttora.

Ho avuto il piacere di vedere dal vivo gli Ingraved a Roma all'epoca del loro demo che tra l'altro possiedo e rimasi molto colpito dal valore di quella band. Esistono ancora? Come ha fatto il vocalist a passare dal growling alle vocals lamentose? E sopratutto conosce i Neon, perché il suo cantato oltre a Rozz ci ricorda il vocalist dei fiorentini... Tony: Ho sciolto gli Ingraved circa 7 anni fa, seppur abbiano costituito una parte fondamentale della mia vita artistica, erano in realtà un discorso finito da tempo, anche se mi hanno regalato diverse soddisfazioni; quanto al mio approccio vocale direi si tratta di pura evoluzione, seppur con gli Ingraved avessi già sperimentato qualcosa con le voci pulite. Ma è con Moonoises che mi sento finalmente libero di cantare nel vero senso della parola, poi i miei primevi ascolti giovanili (Rozz Williams, Aaron Stainthorpe, Peter Steele...,) han fatto il resto in maniera del tutto naturale, influenzandomi liricamente e spero espressivamente. Quanto ai Neon, non li conosco, però mi hai incuriosito, li ascolterò sicuramente.

Su cosa vertono i vostri testi? Tony: I testi che compongono 'SHE - THE VOID' sono incentrati sulla figura di nostra signora Morte, sono punti di vista, in alcuni casi racconti, attraverso i quali ho cercato di fornirne una prospettiva spero interessante. C'è il testo più legato ad un certo immaginario orrorifico, ci sono testi più riflessivi o alcuni puramente catartici. Inizialmente non ho pianificato di creare testi collegati tra loro ma in un certo senso potremmo intendere "SHE -THE VOID" come una sorta di concept album sulla Morte appunto e le sue numerose sfumature, cercando però di rimanere lontano dai comuni clichè e dai dettami essoterici.

Come vive al sud una band come la vostra? Tony: Al di là della nostra proposta purtroppo essere del sud inficia in maniera importante soprattutto dal punto di vista live, nel periodo pre pandemico era comunque più facile portare la propria musica in giro, ora dopo che han chiuso diversi locali si fa molta più fatica. Di certo essendo la nostra proposta però ascrivibile a più generi potremmo facilmente inserirci in più contesti e festival, da quelli più black metal, a quelli doom o più semplicemente rock/alternative, ed è effettivamente quello che contiamo di fare.

Volete aggiungere qualcosa? Band: Provate a darci un ascolto, crediamo di avere qualcosa di interessante da dire. Vi suggeriamo di iniziare da Mirror (la fine del disco!), è la nostra canzone più caratteristica.

 

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