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Gottardo, Daniele

Domanda classica ma doverosa: Quando hai iniziato a suonare la chitarra? Cosa ti ha fatto scattare la scintilla? Ho iniziato a suonare la chitarra nei primi mesi del 97', è stato solo per curiosità, e diciamo che non è scattata alcuna scintilla inizialmente. Al tempo l'unica arte che mi interessava era il disegno, in particolar modo l'illustrazione, gusto che comunque mi è rimasto e che ho importato nella mia musica. Trovando la chitarra di mio padre in casa ho per caso iniziato a strimpellare linee melodiche a note singole, dopo qualche mese suonavo già dei piccoli soli ignorando l’esistenza degli accordi. Mi è sempre rimasto il gusto per le linee melodiche rispetto all'accompagnamento ritmico, cosa che presumo aver ereditato da mio padre dato che lui si annoia subito a suonare una parte di ritmica. Nelle tue composizioni si nota una certa varietà di stili, passando facilmente dalla fusion al rock blues. Varietà che emerge con prepotenza in ‘Frenzy Of Ecstasy’. A quanto pare ascolti di tutto… Si, mi piace ascoltare di tutto, all'inizio come tanti chitarristi ho iniziato con il rock e con i Kiss, musicalmente vanno bene per un ragazzino, poi negli anni ho scoperto altri stili, e penso che per essere dei bravi chitarristi non si possa ascoltare e suonare solo un genere. Per esempio per avere un buon tocco e una buona intenzione rock è bene studiare e suonare blues, invece se suoni solo un determinato genere come per esempio il metal sarà più difficile sviluppare queste cose, anche se il metal sarà l’unico genere che vorrai suonare. Il mio interesse per diversi stili non è solo musicale, ma è anche tecnico! Musicalmente il genere che prediligo è la musica classica di fine ottocento e dei primi del novecento, il rock e il jazz hanno armonie molto standard e spesso finisco con l'annoiarmi a suonare in quella maniera. Preferisco ricercare armonie meno abusate piuttosto di fare quello che fanno tutti, su 'Frenzy Of Ecstasy' ho iniziato con questa idea, ma sarà nel prossimo disco che si potrà parlare chiaramente di rock "neo-romantico". Parlaci della tua attuale strumentazione. Non uso molte cose, non sono un fanatico del pedalino e degli amplificatori. Uso testate Peavey (3120 oppure 6534), pochi effetti in send e return (un delay e un reverbero), per i suoni semidistorti e boost mi affido a Eleven Electrix che ha realizzato anche il mio distorsore signature "Gottyboy". Da quando ho iniziato a suonare uso esclusivamente una Fender Stratocaster dell'84 equipaggiata con pickups MAMA (tra cui il mio humbucher signature al ponte). La tastiera è scalopped, 22 tasti, action medio alta e scalatura 0.11, tutti elementi indispensabili per ottenere il timbro che voglio sul bending e sul range acuto. Sto ricevendo molte richieste da parte di altri marchi e forse cambierò chitarra mantenendo comunque queste caratteristiche! Oltre alle tue grandi doti tecniche è ben evidente l'attento lavoro in fase di composizione: da cosa parti per la costruzione di un brano? Grazie. Generalmente per la costruzione di un brano parto da un'idea musicale che mi sembra valida, può essere una melodia che mi sembra abbastanza espressiva, un armonia interessante o altre cose. Non bastano solo buone idee musicali però per la riuscita di un brano. C'è bisogno che l'idea si sviluppi durante il brano, che avvengano dei colpi di scena e un finale coerente con i presupposti che sono stati presentati all'inizio. Insomma, un brano può avere la stessa identica struttura di una storia e la narrazione deve avere la sua logica per essere soddisfacente. Presentazione - problema- risoluzione. Cerco sempre questi elementi per la costruzione di un brano. Comporre un pezzo strumentale è spesso difficile, il testo spesso aiuta a collegare le parti del brano e dare il senso della vicenda, mentre nella musica strumentale (specie quella per chitarra) capita spesso di ascoltare (anche su dischi di grandi chitarristi) parti scollegate che non hanno nessi, come mettere insieme tanti piccoli brani, ma bisogna lavoraci sodo. Da alcuni anni svolgi un intensa attività come insegnante di chitarra: quali sono le caratteristiche che deve avere un chitarrista completo? La chitarra è uno strumento veramente vario e penso sia impossibile essere completi al 100%. Parlando di chitarra elettrica non posso che pensare al bending, tecnica caratteristica, direi quindi il controllo del bending e del vibrato, sicuramente avere timing e intonazione sono basilari e fondamentali, anche se spesso vengono trascurati nei primi anni dai ragazzi che iniziano a suonare lo strumento. Avere un buon suono anche con una strumentazione non di alta qualità è indicativo sulla padronanza dello strumento, quindi aggiungo: aver un bel suono, che significa avere tecnica e non avere una grande strumentazione. Penso sia importante per suonare con un approccio moderno conoscere come funziona la tastiera dello strumento per controllare le note che suoniamo, per questo come insegnante ho realizzato il mio nuovo DVD "Superfingering" che è ora disponibile in Europa e USA tramite la prestigiosa Hudson Music. Musicalmente i parametri possono essere tanti e spesso soggettivi, quindi ti ho descritto solo i parametri tecnici. Come vedi la situazione "chitarristica" in Italia? Com'è il livello tecnico/compositivo? La situazione in Italia penso sia molto buona, abbiamo ottimi chitarristi jazz e rock, penso che nei prossimi anni ci sarà un ulteriore passo in avanti. Dal punto di vista compositivo dipende spesso dal genere musicale. Nel rock, esempio, non la vedo tanto bene perchè c'è spesso più interesse per il bel suono di chitarra rispetto alle note che poi si suonano, ed è una cosa che mi irrita abbastanza, ma è questione di gusti. Diciamo che da questo punto di vista mi sento più compositore che chitarrista, mi chiedo perché avere un bellissimo suono se poi si vanno a suonare note insulse. Comunque, come dicevo prima, non è facile comporre musica strumentale e in generale bisognerebbe curare di più questo aspetto prima di proporsi con un disco. Da chitarrista non posso non notare, oltre alle tue grandi doti tecnico/esecutive, l'attento utilizzo di bending e vibrati, conferendo alle composizioni tanta espressività, caratteristica spesso dimenticata dai giovani chitarristi. Grazie. E' uno degli aspetti principali su cui lavoro, adesso ho fatto molti passi in avanti rispetto a 'Frenzy Of Ecstasy', ora sto sviluppando delle nuove tecniche anche per questo aspetto e nel prossimo disco se ne sentiranno delle belle (ride. ndr). Come dicevo prima penso che il bending sia una delle tecniche principali nel mondo della chitarra elettrica, una linea melodica suonata con un suono distorto priva di bending, vibrato, glissato e quarti di tono suona veramente male ed è molto importante per me provare tutte le combinazioni per trovare il giusto effetto, prima di far questo mi assicuro di avere note buone però. Cosa diversa è nella chitarra jazz dove una linea può essere suonata anche senza bending e vibrati per essere ugualmente valida. E' il bello della chitarra. Nel nostro bel paese è diventato quasi un obbligo svolgere l’attività di turnista per i giovani talenti come te: come vivi quest'esperienza? Riesci ad avere il tuo "spazio" durante i live show? Il lavoro del turnista è sicuramente un modo per sviluppare la padronanza dello strumento. Spesso il termine è legato alla musica pop, almeno in Italia, saper suonare poche note, messe nel punto giusto con il suono pertinente non è cosa da poco, e ci vuole grande preparazione ed esperienza nel campo. Lavorare in questa direzione aiuta poi anche nella propria musica. Quando ho registrato 'Frenzy Of Ecstasy', il fatto di aver suonato alcuni anni di musica pop mi ha sicuramente aiutato nell'approccio professionale di tutte le parti registrate. A mio avviso il turnismo ha anche lati meno buoni come: rallentamento dello sviluppo di una propria personalità musicale, rallentamento dello sviluppo delle abilità tecniche e musicali. Poi è anche questione di gusti e di personalità, se lo scopo di un chitarrista è di fare il turnista non c’è alcun problema. 'Frenzy Of Ecstasy' è distribuito dalla Favored Nations di Steve Vai. Sintomo che hai fatto davvero le cose in grande. Immagino la cosa ti onori non poco. Si, sono contento di essere entrato nella sua scuderia, per il momento il disco è distribuito solo digitalmente nei vari Itunes, Amazon. Per il prossimo spero di avere anche la distribuzione fisica. A parte questo, ho cercato di realizzare il cd al meglio che potevo, sia dal punto di vista musicale, sia da quello della produzione, e penso che Steve si sia accorto anche di questo, anche se è il mio primo cd e i margini di miglioramento nella produzione e nella composizione sono grandi. Il disco è stato registrato da Ugo bolzoni al NFRS nella mia città, Rovigo, ed è stato suonato da ottimi musicisti tra cui Ricky Quagliato alla batteria, Federico Solazzo alle tastiere e Davide Antonio Pio che ha curato la pre-produzione e le parti elettroniche. Una cosa che mi ha colpito in maniera negativa sono alcune critiche che ti vengono rivolte a livello personale (parlo dell’Italia) sopratutto sul tuo modo di fare. Tutto ciò denota che il nostro bel paese non riesce proprio a venire fuori da una certa provincialità, esprimendo giudizi sulle persone senza conoscerle: quanto ha inciso su tutto ciò la "storia dell’elastico"? Vogliamo spiegarlo una volta per tutte a che serve? Molti chitarristi pensano che usare l'elastico sia come barare. L'uso dell’elastico nasce principalmente per stoppare le corde gravi nell'esecuzione della tecnica del tapping a 8 dita, infatti non potendo usare il palmo della mano destra per fare muting l'elastico aiuta soprattutto mentre si suona attraversando molto velocemente lungo tutte le sei corde. L'elastico aiuta, ma non suona al posto tuo, non è magico! In più chi muove questo tipo di critiche sembra si soffermi solo sulla pura esecuzione tralasciando quello che viene suonato, quindi mi sembrano delle critiche molto superficiali. Sei molto attivo su internet (Youtube, Myspace, Facebook, Web) è grazie alla rete sei riuscito a mostrare il tuo talento anche oltreoceano; parlaci di uno dei sogni di ogni giovane chitarrista moderno, il Guitar Idol: come hai vissuto questa esperienza? È stata una grande esperienza, è stato grazie al concorso che sono entrato in contatto con Steve Vai che ha apprezzato fin da subito il mio playing. Proprio in quel periodo avevo finito di registrare 'Frenzy Of Ecstasy' e stavo cercando una distribuzione, e lui mi ha proposto un contratto. Tornando a Guitar Idol ho partecipato a due edizioni, nel 2008 e nel 2009, ho passato dei bei momenti a Londra e all'ICPM dove si facevano le prove per le esibizioni. Ho avuto modo di conoscere alcuni ottimi chitarristi, sono salito tutti e due gli anni sul podio arrivando al terzo e secondo posto. Pur essendo un ottimo risultato non sono contento del fatto che in questo concorso si preferisca uno stile chitarristico retrò anni 80/90. Non vedo che futuro possa avere un concorso del genere sinceramente. Siamo in chiusura. Grazie Daniele per l'intervista. A te la conclusione... Grazie a voi per le ottime domande che mi avete posto. A tutti i musicisti posso solo dire coltivate le vostre qualità e la vostra personalità.

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