REINXEED: A New World

Tommy Johansson sarà sicuramente un bravissimo polistrumentista che però si distingue non sempre in positivo per il suo stakanovismo ai confini del maniacale, tant'è che dal 2008 ad oggi ha pubblicato qualcosa come otto dischi di cui cinque con i ReinXeed (nei quali riveste il triplo ruolo di chitarrista, cantante e tastierista), i rimanenti nei white-metallers Golden Resurrection dove ad occuparsi delle linee vocali è l'ottimo Christian Liljegren. Quando si pensava che il biondo axe man si fosse finalmente preso un periodo per così dire di vacanza, ecco che improvvisamente ci smentisce con l'annuncio dell'uscita di un nuovo cd a distanza di solo un anno dal precedente 'Welcome To The Theatre', addirittura pochi mesi dopo l'ultima fatica con i Golden Resurrection nel notevole 'One Voice For The Kingdom'. Un lasso di tempo così breve non può certo considerarsi un periodo sufficiente in cui possano materializzarsi idee particolarmente innovative, e difatti 'A New World' ricalca nel bene e nel male tutto quanto già tirato fuori dal suo predecessore e in '1912'. Grande la perizia strumentale messa in mostra in canzoni che si fanno degnamente apprezzare per quelle atmosfere così ampollose, e quei cori dannatamente ultramelodici con un drumming che si spinge spesso a velocità disumane, ma questo power sinfonico dalle ingerenze "hollywoodiane" in cui i Rhapsody Of Fire ne rappresentano i leaders indiscussi, obiettivamente mette in luce inequivocabili segni di stanchezza, e la voce di Tommy, pur avendo mostrato negli ultimi tempi buoni progressi da un punto di vista tecnico limitando quei suoi irritanti acuti, risulta ancora priva della verve necessaria per imprimere quel tocco di personalità in più, restando fin troppo ancorata nell'emulare le gesta di un certo Timo Kotipelto. Troppa carne al fuoco in così poco tempo alla lunga risulta un serio intralcio allo sviluppo del percorso artistico di Tommy: sta a lui decidere quale strada percorrere concentrando magari i suoi sforzi su un'unica band (sarebbero a questo punto da preferire i Golden Resurrection visto che il genere proposto grosso modo è il medesimo, e uno come Christian Liljegren alla voce è sempre sinonimo di assoluta garanzia qualitativa e sempre in grado di fare la differenza).