STEELY DAN: Can’t Buy A Thrill
Spiagge bianche, le onde che lentamente accarezzano la battigia mentre il sole tramonta e s'immerge nel mare a vista d'occhio sconfinato. Qualcuno ancora passeggia lungo la riva. L'aria si è fatta tersa, il cielo striato di colori caldi ed avvolgenti. Alte palme proiettano le loro lunghe ombre sulle strade dorate del giorno che sta per finire. Tra un cocktail e l'altro ti vedi seduto al tavolo di un bar, mentre la radio trasmette melodie sognanti che da tempo non ascoltavi, e ritrovi te stesso, quello che sei stato e quello che sei adesso nelle note di...Sunset Boulevard, la nuova rubrica di Hardsounds interamente dedicata alle sonorità West Coast. Pronti a viaggiare?!?
Gli Steely Dan sono quelli che modificano il corso della storia della musica senza accorgersene e senza che la storia si accorga di loro. Fanno da staffetta tra il blues bianco di Mayall ed il rock/pop jazzato dei Supertramp. Segnano il tempo, filo conduttori di una musica nera. Provate ad immaginare il brano strumentale "Steppin Out" di John Mayall (1966), e poi passate alla "Breakfast In America" dei Supertramp (1979). Ma prima di passare al futuro, fatevi riportare indietro nel tempo da questo album ‘Can’t Buy A Thrill’ (1972), il loro primo album! Sostanzialmente sono in due. Donald Fagen (voce e tastiere) e Walter Becker (chitarra e basso). Due compagni di liceo che trovano qualcuno che crede in loro, il grande produttore Gary Katz della ABC Records, ed il chitarrista country Jeff Shunk Baxter (E’ proprio vero che nella vita devi conoscere le persone giuste!).
Su suggerimento del produttore formano gli Steely Dan con i chitarristi Danny Dias, Jeff Shunk Baxter, il batterista Jim Hodder ed il cantante David Palmer, con il suo sorriso alla Felipe, amichetto di Mafalda! Palmer fu aggiunto come seconda voce a Fagen, perché Fagen soffriva il cantare in pubblico, e spesso gli capitò di rimanere senza voce davanti alla platea. Ma fu Shunk, uno dei migliori chitarristi country dell’epoca a convincere il produttore che quelle canzoni, nate per mano di Fagen e Becker, dovessero essere assolutamente cantate dai loro artefici. Risultavano quasi snob i due tizi. Odiavano mostrarsi in pubblico e non seguivano le mode. Anche i loro testi quasi criptati seguivano questo loro “essere”. E le copertine un po’ “scomode” ne anticipavano il carattere, come la cover ‘Can’t Buy A Thrill’ (non posso comprare un brivido), che raffigura una grande bocca con rossetto fucsia che fa da quinta ad una scena di vita di quartiere a luci rosse. Ma tuffiamoci in questo viaggio di “ritorno al futuro” e partiamo subito con ascoltare "Do It Again", canzone pop ritmata dalle percussioni e dal sound sud americano (Ma che avrà fatto sto Jack? … torna indietro, Jack, fallo di nuovo … continua a ripetere). "Dirty Work" è il rovescio della medaglia. Canta Palmer, “il sostituto, la seconda voce”, e la canzone sembra proprio impersonificare il pensiero di un “amante-uomo”, essere il secondo non è mai bello, e lui con la sua voce trasmette proprio questo stato d’animo. Voce in lontananza in ogni senso! Quando il sentimento ti porta a fare il lavoro sporco perché è il tuo bisogno! (prevedo guai terribili ma io resto qui lo stesso). I cori rendono meno triste questa canzone caratterizzata da un soffice sax.
"King" e il suo soul è la canzone nera! Morbidi giri di basso accompagnano la seconda voce in caldi cori. "Midnight Cruiser" cantata dal batterista Jim Hodder, malinconicamente racconta l’incontro di due vecchi amici plasmati dal tempo … nessun tempo è migliore di adesso … io sono un altro, … portami ad Harlem, o da qualche parte lo stesso! "Reelin’ In The Years" è la massima essenza dell’album: assolo di chitarra a cui è stato assegnato il 40° posto tra i migliori di sempre; qui batteria, non percussioni per accompagnare il delizioso “vomito di parole” di Fagen (altro sorriso, alla Marge Simpson). Un parlato incattivito che neanche il piccolo Arnold potrebbe ricordare!
"Change Of The Guard" contiene un altro grande assolo! Gustatevelo. "Turn That Heartbeat Over Again" dalle sfumature black, con il suo ritornello cantato come da un gruppo di bambini che ha appeno combinato il più grosso guaio della vita (ama tua mamma, ama tuo fratello … oh Michael oh Gesù sai che non sono responsabile). Potrebbe essere un colpo di fulmine a riportarvi nel giusto tempo della musica, come nel film! Se non vi ho fatto venire voglia di ascoltare l’album guardatevi “Ritorno al futuro”! Io le avrei descritte tutte e dieci queste tracce...
P 1972 ABC Records - A cura di Alessandra Testù
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