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METAL GOES TO...DAVID BOWIE: Le migliori cover metalliche del Duca Bianco

Bowiesez

Volevamo parlare della reunion dei Guns N’Roses, delle aspettative e dei significati che assume un evento del genere nel 2016, ma... alt! È morto David Bowie, un'Artista a tutto tondo che ha dato tanto - oltre venti album - a tutti: dischi facili, altri difficili, rock, dance, folk, prog... È stato quasi sempre capace di tirar fuori dei lavori di tutto rispetto, sempre in linea col suo pensiero e con la sua ispirazione. Quanti altri hanno tirato fuori qualcosa di coraggioso come 'Earthling' a cinquant'anni suonati? Era il classico individuo fuori dal coro, il fuoriclasse che individui subito. Bowie ha influenzato quindi un numero impressionante di musicisti, dei generi più disparati. In questa occasione vogliamo segnalare alcuni gruppi metal che lo hanno coverizzato al meglio, perché l'arte non ha barriere e chi dice il contrario dovrà scontrarsi con la realtà (dura per lui) di un panorama come quello del rock pesante che non ha mai nascosto l'amore per le sue origini e soprattutto per i contributi del Duca Bianco.

"Hallo Spaceboy" è un pezzo del 1995, tratto da ‘1. Outside’, che segna il ritorno alla collaborazione con Brian Eno e una spiccata vena industrial/techno. La canzone è definita dallo stesso Bowie come “una versione heavy metal dei Doors”. I Behemoth l’hanno riletta in modo decisamente estremo, nell’edizione limitata del loro ‘Thelema 6’ del 2000, ma non ha perso il senso alienante che accompagna anche l’originale.  

"Station to Station" è la title track dell’album uscito trent’anni fa e contenente sia spunti funk, sia altri orientati verso l’elettronica e il krautrock. La ripresa dei Melvins nel 2013 rende questa canzone di dieci minuti e dalle due anime molto più dolente e disturbante, d’altronde cosa chiedere a King Buzzo se non tonnellate di feedback e distorsioni sghembe?

Mettiamo una pietra sopra la trascurabilissima versione di "Space Oddity" degli Helloween (da ‘Metal Jukebox’ del 1999, troppo simile all’originale) e andiamo ad ascoltare quella delle Kittie, band canadese che ha dato al nu /alt metal un paio di dischi da ricordare, come ‘Spit’ e ‘Oracle’. Una resa finale con discreta personalità che riesce addirittura a emozionare, cosa che le cover fanno in misura davvero infima.

Un gruppo che è riuscito a unire la propria sensibilità orchestrale con quella del cantato gotico di Till Lindemann dei Rammstein sono gli Apocalyptica, che nella versione tedesca di "Heroes" danno vita a un mix avventuroso e davvero personale. Nulla a che vedere con la orribile interpretazione dei Celtic Frost della stessa canzone (nel disco ‘Vanity/Nemesis’), ma erano anni bui per Tom Warrior e compagni, li perdoniamo.

Concludiamo con gli Alice in Chains, che nella loro rarissima demo ‘Sweet Alice’ del 1989 hanno fatto propria la classica "Suffragette City", da ‘The Rise and The Fall of Ziggy Stardust And Spiders From Mars’, datato 1972. Il pezzo originale è ritmato, sulla scia del vecchio rock’n’roll, ma il suo aggiornamento e indurimento complessivo (con il solito Layne Staley spettacolare, manco a dirlo) è pura goduria.

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