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CHIEDI CHI ERANO I BOTCH: A retrospective of dead ends

Botch live

Ci sono rimasto sotto, ci sono ufficialmente e irrimediabilmente rimasto sotto. Per chi non fosse solito perdersi in questi sproloqui, "rimanere sotto" vuol dire ascoltare ininterrottamente una band per ore e ore, annullando ogni traccia di umanità e iniziando a riprodurre col proprio corpo i suoni ascoltati. Il che - converrete - è molto facile se questo fenomeno avviene con i Dinosaur Jr, lo è in modo relativo se si parla di Motorpsycho, ma può diventare estremamente problematico se la bomba scoppiata nel cervello si chiama Botch. Non i Clutch, benché anche questi siano da idolatrare, attenzione, ogni tanto mi confondo anche io. Il mio archivio mentale sovrappone spesso e senza motivo apparente Raven e Anvil, quindi non fa testo. Dicevo, i Botch sono stati fenomenali protagonisti della fine degli anni Novanta, dei fieri oppositori del fenomeno nu metal. Kevin Stewart-Panko di Terrorizer metteva insieme Neurosis, Deadguy, Cave In, Today Is the Day, The Dillinger Escape Plan, Converge, Coalesce, Candiria e appunto Botch nel calderone del noisecore, definendo quel sound "dinamico, violento, dissonante, tecnico, brutale, un mix sena regole di hardcore, metal, prog, math rock, grind e jazz" [Terrorizer n. 75, Febbraio 2000]. Il termine mathcore è nato appositamente per indicare il debutto dei Dillinger Escape Plan (l'impressionante 'Calculating Infinity' del 1999), quindi una certa confusione, o equivalenza tra le due etichette di genere può essere accettata, essendo comunque quel preciso filone nato a metà anni Novanta. Per schematizzare, il "prima" si chiama Botch, Converge e Coalesce, tutti formatisi tra il 1990 e il 1994, in mezzo ci sono i DEP e Everytime I Die (1997 e 1998), e solo dal 1999 in poi Protest The Hero, The End, Ion Dissonance, i pazzi Psyopus e Rolo Tomassi, The Chariot e così via. Il quadro generale è così delineato.

I Botch si conoscono alle scuole superiori, sono in quattro e non cambiano formazione nei nove anni in cui sono stati una band. La scena dell'epoca comprende gente come Undertow, Seaweed, Engine Kid, Sunny Day Real Estate, Modest Mouse. Tim Latona, il batterista e Dave Knudson, chitarrista, dopo una prima rudimentale prova insieme suonando pezzi degli Helmet, hanno bisogno di un bassista e allora Brian Cook viene coinvolto con la promessa (non mantenuta) di fare cover dei Dead Kennedys. L'ultimo a entrare nella formazione è Dave Verellen, dirottato sul microfono perché non sa suonare altri strumenti. Il nome Botch viene scelto in modo assolutamente casuale, aprendo il dizionario. Per loro stessa ammissione i primi due anni non contano, i titoli delle canzoni sono del tipo "Barney the Purple Dinosaur", "Vegetarianism Is Anarchy" e "Barbed Rectal Thermometer" e la loro musica è definita da Knudson come "la peggiore musica che abbiate probabilmente mai ascoltato" a causa dell'inesperienza e delle tante influenze ancora non metabolizzate. D'altronde, a diciassette o diciotto anni cosa puoi avere chiaro nella tua mente? I Nostri iniziano a fare sul serio dal 1995, quando escono dal giro dei locali della natìa Seattle con un mini tour canadese, col padre del cantante a guidare il furgone nei loro spostamenti. Poi nel 1997 ne intraprendono un altro, di ben sette settimane, tra USA e ancora Canada con Nineironspitfire e Ink & Dagger. L'esposizione mediatica aumenta. In quell'anno esce 'The Unyfying Themes of Sex, Death and Religion' (Excursion Records), una compilation comprendente i due EP pubblicati fino ad allora, cioè 'The John Birch Conspiracy Theory' del 1996 e 'Faction' del 1995 più il pezzo "Closure", in precedenza incluso in una compilation. Ancora molto acerbo il risultato, ma si intravede della qualità. Qualità che un certo Aaron Turner, cantante degli Isis e fondatore della Hydra Head Records, tiene sotto controllo da diverso tempo. In particolare egli definisce "stupefacente" la versione di "O Fortuna" di Carl Orff contenuta nell'EP 'The John Birch...'. Come dargli torto? Un piccolo break per far saltare in aria le nostre orecchie.

Turner contatta i Botch chiedendo loro una cover per la compilation tributo ai Black Sabbath che la sua etichetta sta per pubblicare. Sei vinili 7" che vedono protagonisti Eyehategod, Anal Cunt, Coalesce, Today Is The Day, Neurosis e altri ancora. La band non solo invia il brano "The Wizard", vendendo accoppiata ai Cave In, ma anche una demo di propri pezzi. Il boss della Hydra Head non ricorda se l'invio è stato da lui sollecitato o meno: "era più di quanto mi aspettavo da loro anche se già pensavo che fossero buoni. Credo di aver dato loro circa sei o settemila dollari, che era probabilmente più di quello che avevo mai dato qualsiasi altra band con cui avevo lavorato fino ad allora". Le canzoni vengono riregistrate e missate da Matt Bayles allo studio di Stone Grossard dei Pearl Jam e in cinque giorni, nel 1998, vede la luce 'American Nervoso'. Nei concerti seguenti la personalità dei Botch si estrinseca non solo in performance bestiali, ma anche in altri due dettagli. Il primo sono le luci di scena. Verellen dice al riguardo: "Odiavo le luci dei locali, fissate sulla band. Così abbiamo pensato di girarle sul pubblico. Mi piaceva poter vedere le reazioni del pubblico sulle loro facce totalmente illuminate". Il secondo è la musica scelta per accompagnare l'ingresso sul palco: quella delle Destiny's Child. Ironia e genialità. Gli ingredienti giusti per diventare grandi ci sono tutti. Purtroppo il nu metal e il crossover sono il trend di quegli anni, e la strenua battaglia dei Botch contro il trend depresso portato avanti da Korn e Godsmack è simile a quella di Don Chisciotte contro i mulini a vento.

Il capolavoro della band è però in arrivo. Stesso procedimento, sessioni intense con Matt Bayles al Litho Studio e una sola precipitosissima settimana per registrare l'album, che alla fine esce fuori come desiderato. Siamo nel novembre 1999, mese di nascita di 'We Are The Romans', sempre per Hydra Head. Il titolo deriva dal testo del brano "Man The Ramparts". Dice Verellen: "Brian pensava fosse un gran bel titolo, io invece che fosse solo una stupida canzone sui gladiatori. Il riff è abbastanza grosso, e ciò mi ha fatto venire in mente carri, fuoco e cose del genere. Sembrava avessi tirato fuori il testo da Conan il Barbaro. Ma poi abbiamo parlato del declino della civiltà occidentale, di come stiamo diventando i nuovi Romani: da un lato i Cesari, dall'altro gli schiavi. Così è andato bene". Si tratta del disco che li proietta nell'Olimpo dell'hardcore degli anni Novanta, a prescindere dal prefisso noise/math. Un fiume in piena di violenza e di creatività. Cambi di ritmo, groove, assalti frontali, tecnica, è un disco totale. Dice bene Aaron Turner: "A meno che tu non abbia vissuto sotto una roccia che sta sotto un'altra roccia più grande in una grotta nel mezzo del nulla, probabilmente già sai cos'è successo con questa pietra miliare di album". L'ascolto deve essere immediato, ripetuto e orientato a spaccarsi come se non ci fosse un domani.

Nel 2000 i Botch si imbarcano in un tour europeo con i Dillinger Escape Plan, ma le cose non vanno più come prima. Knudson inizia a scrivere materiale più leggero, che andrà a confluire nei Minus The Bear. Si cerca comunque di scrivere un successore dell'acclamato 'We Are The Romans', ma il classico blocco dello scrittore e gli attriti tra i componenti non sono d'aiuto. Nel febbraio 2002 il comunicato ufficiale: il gruppo si scioglie. La dichiarazione di Tim Latona a Alternative Press è chiara: "I Botch non si sono sciolti per conflitti personali. Esistevano sin dall'inizio, non sono relativi al solo ultimo show. Non ingranavamo più dal punto di vista creativo. Alcuni di noi volevano esplorare altre aree creative". Il canto del cigno, registrato a marzo dello stesso anno e pubblicato a ottobre, è un EP di sei pezzi intitolato ' An Anthology of Dead Ends' in una atmosfera "incredibilmente tesa" secondo il produttore Matt Bayles. L'ultimo concerto dei Botch è a Seattle, il 15 giugno. L'audio della serata viene poi pubblicato sotto Hydra Head nel 2006 sotto il titolo di '061502'.

Il mondo post-Botch per i quattro musicisti è decisamente vario: Latona continua a studiare, Knudson è con i già citati Minus The Bear, Verellen fa il vigile del fuoco e ha cantato nei Narrows, mentre Cook è quello che ha fatto più "carriera" formando i These Arms Are Snakes, poi entrando nei grandissimi Russian Circles. Un paio d'anni fa l'attivissimo Cook ha rilasciato una dichiarazione sibillina in un'intervista a Noisey che potrebbe farci immaginare (sognare?) una reunion, ma senza di lui: "Ho sempre detto che non si sarebbe mai fatta, ma gli altri della band mi hanno detto di smettere di farlo. [...] è una cosa strana perché con i Botch la fine sembrava definitiva, una decisione consapevole. Gli altri ragazzi pensavano che fosse finita troppo presto e quindi potrebbe essere il caso, io non lo so". L'eredità lasciata da questo gruppo in soli due full length e nove anni di carriera è tale da farmi appoggiare in pieno le parole di Mark Thompson della Hydra Head: "I Botch sono tanto importanti per ciò che stiamo ascoltando in questi anni come lo furono i Minor Threat negli anni Ottanta. Guardando all'evoluzione della musica indipendente, i Botch saranno sempre tra quelli che hanno fatto la differenza."

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