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DEATH ANGEL: The Ultra-Violence

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Sono stati incisi tanti grandi dischi, innumerevoli top album, lavori che indiscutibilmente hanno fatto la storia e/o influenzato le generazioni successive che hanno ricevuto entusiastiche, ma quanto classiche recensioni. Considerato che si tratta dei "biggest records", (biggest perchè "grande" in tutti i sensi), abbiamo pensato bene di dare loro la giusta visibilità e la dovuta dimensione con speciali che provano a scavare in fondo fin dentro le viscere dei contenuti degli album.

Questa non è una normale recensione, perchè quello di cui stiamo scrivendo non è un disco normale, ma è uno di quei capisaldi che hanno portato il genere trattato, in questo caso il thrash metal, ad un livello superiore e in occasione del trentesimo anniversario della sua pubblicazione, ci sembrava giusto glorificare 'The Ultra-Violence', full lenght d'esordio della band di origine filippina, uscito il 23 Aprile del 1987. Tutti i componenti originali della band sono parenti tra di loro, il cantante Mark Osegueda è cugino di secondo grado degli altri componenti, i quali tra di loro sono cugini di primo grado, per questo vennero chiamati "The Filipino Metal Act", i cugini di primo grado formarono la band nel 1982, mentre Osegueda li raggiunse due anni più tardi, in tempo per registrare il demo 'Kill As One' e spargere i semi di quello che ancora oggi rimane un album fondamentale, mai più raggiunto da altri gruppi thrash. Pur essendo inequivocalbilmente una band dedita al thrash metal, certe soluzioni melodiche distribuite lungo tutto l'arco del disco, fanno capire che i Death Angel non rivolgevano l'attenzione solo a quel genere, difatti nei successivi 'Frolic Through The Park' uscito a Luglio del 1988 e ancor di più in 'Act III' dell'Aprile 1990, queste idee vennero ancor di più amplificate, ma questo è un altro discorso, ora concentriamoci su 'The Ultra-Violence', per il quale ci siamo fatti aiutare da un amico esterno, Max Curti, un thrasher doc, che presta la sua appassionata celebrazione di cotanto disco.

Esistono dei dischi che riascoltati a trenta anni di distanza dalla loro uscita hanno ancora qualche cosa da dire, per tutta una serie di motivi; composizioni musicali originali, innovative per il periodo di riferimento, scelte coraggiose, ottima esecuzione tecnica, coerenza, ma esistono anche dei dischi, pochi per la verità, che vanno molto oltre tutto questo, tanto da avere dell’incredibile! Ebbene, 'The Ultra-Violence' dei Death Angel è a pieno titolo uno di questi,  da qualsiasi punto di vista; per le scelte musicali ardite che presenta, su tutte il fatto che il titolo è preso direttamente dal brano strumentale del disco, e che questo dura oltre dieci minuti! Tra l’altro si compone di una struttura ordinata e, ehm, devastante. Presenta dei riff simili a continui e corposi assalti mossi da possenti mezzi corazzati, che viaggiano a velocità supersoniche, arrivano dopo di un intro tagliente e raffinato, eseguito da una lead guitar suonata in modo tecnicamente ineccepibile.

Prima di arrivare a questa traccia, la quinta,  la resistenza che l’ascoltatore deve dimostrare è già di per sé una ben ardua prova, infatti  il primo brano da cui si viene investiti  si intitola "Thrashers", un nome che ne proclama l’intento, oltre sette minuti di puro thrash metal, parte con un ripetuto ed  inclassificabile acuto stridore distorto, veloce ed aggressivo, che insieme ad un riff corposo e ridondante, a cui fa da contrappunto, costituisce la struttura del brano, sempre suonato velocemente, tale da non fare prigionieri. Il cantato è rabbioso, aggressivo, supportato da cori, in sintonia con il treno sonoro in cui è inserito. Per gli assoli viene utilizzato il pedale del wah wah a piene mani, o sarebbe meglio dire a tutto piede! Mai banali, fluidi, sibilanti, di velocissima esecuzione.

Con "Evil Priest", inizialmente, si viene sorpresi dai cambi di tempo, tecnici, originali, mai troppo veloci, si potrebbe pensare che è quello l’aspetto caratterizzante del brano, ma poi arriva la sorpresa, ciò che stravolge le regole, inaspettatamente inizia un riff che aumenta di velocità ad ogni giro, quasi fosse una gara tra gli strumentisti per vedere chi cede per primo, più veloce, sempre più veloce, fino ad arrivare a velocità disumane. Spaventosamente esaltante! Poi è il turno di "Voraciuos Souls", tecnico, complesso ed estremamente vario, a tratti virtuosamente contorto, ma di qualità, tra cambi di tempo, cambi di tonalità di voce, musicalmente originale ed ineccepibile. "Kill As One" è un'esperienza simile a quella di trovarsi sotto il fuoco di un plotone di esecuzione, armato di decibel in grande quantità, mentre si precipita giù per un dirupo, a folle velocità. A questo punto si può intuire cosa si  prova quando, dopo tutto questo, ha inizio l’opera strumentale, che sembrerà praticamente infinita.

E non è finita, a seguire "Mistress of Pain" e "Final Death", altri due pezzi da novanta, per chi non ne ha avuto ancora abbastanza, altri due concentrati di rabbia, velocità, riffs roboanti e senza possibilità di scampo. Infine "I.P.F.S." , perché anche i più duri comunque, si meritano di scaricare la tensione spasmodica e disumana retta fino alla fine. Un filo rosso unisce tutti brani del disco, dove tutti gli strumenti; chitarre, basso batteria, sono suonati al massimo della potenza, con il risultato di un’assoluta devastazione e del piacere che da essa ne deriva. 'The Ultra-Violence', una sola parola, un capolavoro assoluto, se poi consideriamo che i nostri in quel momento erano dei diciottenni e addirittura il batterista Andy Galeon era ancora minorenne...

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