IRON MAIDEN: The Number Of the Beast
Sono stati incisi tanti grandi dischi, innumerevoli top album, lavori che indiscutibilmente hanno fatto la storia e/o influenzato le generazioni successive, che hanno ricevuto entusiastiche, ma quanto classiche recensioni. Considerato che si tratta dei "biggest records", abbiamo pensato bene di dar loro la giusta visibilità e la dovuta dimensione con speciali che provano a scavare in fondo fin dentro le viscere dei contenuti degli album.
22 Marzo 1982, Lunedì, in questo inizio di settimana l'heavy metal si sdogana definitivamente, è il giorno che segna l'uscita di 'The Number Of The Beast', terzo album degli Iron Maiden, primo con Bruce Dickinson arrivato dai conterranei Samson per sostituire il mitico, ma inaffidabile Paul DiAnno. Questo lp, acquistato dal sottoscritto il giorno stesso della sua uscita nello storico "Transex" di Milano, dopo aver ascoltato il 45 giri 'Run To The Hills' uscito poco più di un mese prima ovvero il 12 Febbraio, ad una settimana dalla sua uscita schizza al numero uno della classifiche inglesi ed entra anche nelle classifiche di vendita della nostra bigotta Italia!
Potete immaginare l'orgoglio che pervadeva chi, come me, si sentiva discriminato in quanto metallaro capellone, brutto e sporco, nel vedere quel nome di fianco a quello di Franco Battiato, Miguel Bosè o Umberto Tozzi, grazie a quel disco l'heavy metal si imponeva come fenomeno mondiale e portava con sè tutta la NWOBHM, in quel momento al massimo della visibilità; dall'album vengono estratti due singoli, oltre alla già citata "Run To The Hills" viene pubblicato il 26 Aprile anche quello riguardante la title track dell'album, di questi due 45 giri vengono girati i rispettivi video, insomma un'apoteosi metallica che faceva viaggiare noi brufolosi indossatori di chiodo due spanne sopra gli altri, anche noi avevamo i nostri eroi e non temevamo più nessuno!
Musicalmente l'album risulta più complesso dei suoi predecessori, facendo sempre più diminuire l'urgenza punk dei primi due, grazie all'inserimento di brani più articolati adatti all'estensione vocale fantastica di Dickinson, anche se la prima facciata si apre con la trascinante "Invaders" il cui testo parla dell'invasione dell'Inghilterra da parte dei Vichinghi, ci sono "Children Of The Damned" ispirata al film "Il Villagio Dei Dannati", "The Prisoner" ideata prendendo spunto dall'omonima serie televisiva del 1967, "22 Acacia Avenue" ideale seguito di "Charlotte The Harlot" pezzo presente nel debutto di due anni prima, il titolo è l'indirizzo dove "lavorava" la prostituta preferita da Dave Murray che scrisse la prima parte - " If you're feeling down depressed and lonely I know a place where we can go 22 Acacia Avenue meet a lady that I know" - e poi parte la seconda facciata, dove in effetti i pezzi sono più diretti e "In your face", "The Number Of The Beast" pezzo pseudosatanico con intro recitato dall'Apocalisse di S.Giovanni da un sosia vocale di Vincent Price, l'originale aveva chiesto "non meno di 25000 sterline" per la sua parte, ricevendo il rifiuto da parte della band che ancora non riusciva a permetterselo - "Woe to you, oh Earth and Sea for the Devil sends the beast with wrath because he knows the time is short let him who hath understanding reckon the number of the beast for it is a human number, its number is six hundred and sixty six" - , "Run To The Hills" dove si parla della colonizzazione dei nativi americani da parte degli inglesi - guardatevi il video, è esilarante! - , "Gangland" veloce pezzo che parla delle gang criminali, ma la chiusura è affidata all'inno "Hallowed Be Thy Name", monumentale brano pieno di trovate interessanti con uno struggente testo che parla delle ultime ore di un condannato a morte dal suo punto di vista, tra paure e riflessioni su una vita sbagliata che sta per finire, chiedendo perdono con la preghiera più importante per un cristiano, il "Padre Nostro", difatti il titolo significa "Sia santificato il tuo nome" - "I'm waiting in my cold cell when the bell begins to chime reflecting on my past life and it doesn't have much time cos at 5 o'clock they take me to the Gallows Pole the sands of time for me are running low..." "When you know that your time is close at hand maybe then you'll begin to understand life down there is just a strange illusion" -
. Ma non è solo il contenuto musicale a colpire l'immaginario degli aficionados del metal, la copertina con protagonista di nuovo Eddie, che stavolta domina sull'Inferno, su Satana e tutti i dannati che fanno bagordi in sottofondo, è un qualcosa da cui non si riesce a distogliere lo sguardo, che viene analizzata più e più volte, rigirandosi il prezioso vinile tra le mani, godendosi tutti i minimi particolari disegnati da Derek Riggs, facendo diventare quell'album un'oggetto di culto venerato ancora oggi, grazie anche ad un suono tuttora fresco, creato da quel Martin Birch che aveva tirato fuori capolavori sonori quali 'Burn' dei Deep Purple, 'Long Live Rock'n'Roll' dei Rainbow e 'Heaven And Hell' dei Black Sabbath, oltre alla prestazione da urlo di tutta la band che gira a mille, anche se, come hanno detto sia Steve Harris che Bruce Dickinson, le sessioni di registrazione si protrassero più del dovuto a causa della ripetizione dell'incisione di alcuni brani per via del drumming fin troppo frenetico del compianto Clive Burr.
Le faraoniche vendite per il genere - ad oggi l'album ha conquistato tre dischi di platino e cinque d'oro - fa sì che la band parta con il "The Beast On The Road Tour", che toccò persino Australia e Giappone, oltre a cinque mesi di date tra Stati Uniti e Canada e le restanti in tutta Europa, questo sta a dimostrare per l'ennesima volta quanto fu importante quell'album, un vero e proprio punto di rottura, che portò la nostra musica in tutto il mondo, facendo storcere il naso ai "benpensanti", soprattutto nel nostro paese, dove qualcuno bollò i Maiden come figli del Diavolo per via del testo della title track - "Torches blazed and sacred chants were praised as they start to cry hands held to the sky in the night the fires burning bright the ritual has begun, Satan's work is done, 666 the Number of the Beast, sacrifice is going on tonight", ennesima dimostrazione di quanto l'Italia sia mentalmente e culturalmente di serie B, soprattutto se si pensa che oggi 'The Number Of The Beast' viene messo sullo stesso piano di capolavori che lo hanno preceduto come 'Led Zeppelin IV", "Deep Purple In Rock", "Paranoid", "Back In Black", tutti album che hanno dato una svolta, così come lo fecero cinque ragazzi inglesi il 22 Marzo 1982, Lunedì...
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