BARRY MILES: Frank Zappa
La vita di Frank Vincent Zappa è una vita costruita dove nulla è lasciato al caso. Zappa era un personaggio complesso, spigoloso, eclettico, solitario, indipendente, autoreferenziale, sociologo, commediante, dipendente da sigarette/caffè: un’autentica leggenda musicale. E Barry Miles, giornalista inglese, ne ripercorre le tappe in questa autobiografia (sviluppando maggiormente il periodo ’40-‘70), in modo molto rispettoso e attento. 456 pagine di storia raccontata, condita con citazioni dello stesso Zappa e delle figure che lo hanno accompagnato cronologicamente. Una postfazione personale dedicata ad altri suoi predecessori (pionieri zappatisti), che ne riassume gli aspetti salienti che delineano la persona, e che comunque va a sottolineare le peculiarità che emergono in tutta la lettura del testo, per lasciare al lettore la possibilità di indirizzare le proprie impressioni, a disegnare una propria idea dell’identità Zappa. 32 pagine di approfondimenti per ogni capitolo. L’elenco della discografia ufficiale con data e tracce di ogni album (n. 71). L’elenco delle compilation (n. 9). L’elenco dei film/video e libri. 16 pagine di fotografie in bianco e nero. E soprattutto, un indice analitico che ti consente attraverso la ricerca di una parola di rispondere alle tue curiosità e ai punti letti e mal recepiti (stante la complessità degli eventi e delle citazioni di nomi importanti, zone geografiche, case discografiche, musicisti e persone di contorno). E’ un libro da sottolineare, leggere e rileggere. Puo’ essere paragonato ad un film che va visto più volte, perché una volta visto genera il dubbio di non averne recepito il finale (in questo caso una fase di vita). Manoscritto da sfogliare e risfogliare per affinarne la conoscenza e scoprire nuovi dettagli e collegamenti. Perché leggerlo? Per trovare la chiave di accesso alla sua musica, oppure per approfondire l’ascolto (vista la notevole e prolifera produzione dell’artista) direzionandolo ad un suo prodotto più congeniale alle proprie esigenze. Trovare risposte e trovare sorprese. Da dove arrivano i The Mothers Of Invention? Tre strumenti ne delineano le fasi della sua vita (batteria, chitarra, synclavier). Quali episodi di vita si celano dietro a citazioni nei suoi testi così sarcastici? Quali tracce sono state oggetto di più rimodulazioni e sovrascrizioni? Quali, figlie della tecnica “xenocronia”? Quali sono state effettivamente riposte in cassetti (dossier di studio), per poi essere pubblicate in un tempo successivo? Quali sono parti sonore di film o musical (visto che FZ, aveva sempre decine di progetti in corso, in fasi di sviluppo diverse). Che tipo di rapporti instaurava? Con i componenti della sua band (dispotici, rigorosi, estenuanti, professionali), con i componenti della sua famiglia, con la seconda, paziente e attenta moglie Adelaide Gail Sloatman (chimica a prima vista), coi suoi quattro figli, Moon Unit, Dweezil, Ahmet e Diva (si mostrava come un padre anaffettivo). Concepiva la sua abitazione come uno studio professionale, un santuario dove organizzare una vita basata sul concetto di “continuità concettuale”, che altro non era che un metodo/modo per organizzare le proprie idee/risorse, la materia prima che aveva a disposizione, e seguire una procedura per dedicarsi alle cose della vita, avendo sempre costantemente il controllo della situazione. (La sua paura più grande era perdere il controllo della propria mente: non ha mai fatto uso di droghe!). Racconta le interazioni con i suoi compagni in primis, e poi con Captain Beefheart (suo amico e coetaneo), Eric Burdon (Animals), Salvatore Dalì, Jimi Hendrix, Jeff Beck, Eric Clapton, John Mayall, Mick Jagger, Alice Cooper, Duke Ellington, i Little Feat, il regista Tony Palmer, Ringo Starr, Keith Moon, John Lennon e Yoko, Nigey Lennon, Edgard e Louise Varèse, i Grand Funk Railroad, Bob Dylan, il direttore d’orchestra Pierre Boulez, Kent Nagano, Steve Vai, il presidente Vactor Havel, l’Ensemble Modern, i Chieftains, etc. Ad 11 anni Frank aveva già i baffi. Un travaglio di 36 ore e viene alla luce con il cordone ombelicale attorcigliato al collo, pelle bluastra (21 dicembre 1940). Ma non voglio citarvi nemmeno uno degli episodi descritti. E’ un libro davvero notevole. Nel mio caso ha comportato la scoperta di un album congeniale ai miei gusti, ‘Sleep Dirt’ (1979), composto nel periodo post incidente del palco (1972), le cui tracce dovevano far parte di un musical (‘Hunchentoot’), che avrebbero anticipato lo stesso timbro sonoro, denso e pesato dello spettacolare album ‘Zoot Allures’ (1976). Seppur freddezza e controllo caratterizzavano Frank Zappa, il creatore di musica per il cervello, non per il cuore, potrei affermare che, solo negli assoli di chitarra si può parlare di musica per il cuore. In quei frangenti usciva dai suoi percorsi predefiniti, creando sculture nell’aria (‘’Black Napkins”). Beffarda la vita, che con una malattia terminale, gli insegni il valore della compagnia. Io un’idea di FZ me la sono delineata.
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