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THE HAUNTED: rEVOLVEr

data

21/10/2004
88


Genere: Thrash Hardcore
Etichetta: Century Media
Anno: 2004

The Haunted anno zero; resettate gli ultimi due lavori della band svedese, e fate finta che non siano mai usciti, perché “rEVOLVEr” (uno dei titoli più geniali degli ultimi tempi) è il vero seguito ideale del grandissimo “The Haunted” di qualche anno fa. Ma suvvia, andiamo con calma: debutto sfolgorante quello di Jensen e compari, tenuti non solo a reggere sulle spalle il peso dello scioglimento At The Gates ma anche a dimostrare di non essere una semplice brutta copia derivativa degli stessi. Obiettivo centrato se è per quello, vista l’irresistibile miscela di thrash metal e hardcore fusi con i classici riffoni melodici del gruppo dei Bjorler; il successivo ingresso di Marco Aro dietro il microfono si era rivelato comunque azzeccato e funzionale ai due successivi lavori “The Haunted Made Me Do It” (che paga dazio di essere forse troppo dispersivo ai primi ascolti) e “One Kill Wonder”, recensito dal sottoscritto in maniera decisamente eccessiva negli elogi al momento dell’uscita, mea culpa. Ma, perché c’è un ma, era facile capire che mancava qualcosa, la fatidica scintilla che fa scoccare l’amore viscerale per un disco di qualità, anche se nessuno riusciva a capire cosa fosse. Con il recente ritorno di Peter Dolving, primo e mai dimenticato screamer dalle indubbie doti, i dubbi permangono; urla escluse, tra la sa voce e quella di Aro (che rimane un singer di impostazione comunque death, lontano dall'hardcore) non c'è proprio un abisso , e quest’ultimo non ha mai partecipato al songwritng. Beh, chissenefrega, sarà questione di alchimia, ma passiamo a “rEVOLVEr” che è meglio. Il disco, che promette evoluzione fin dal titolo, si permette di deridere l’ascoltatore aprendo con “No Compromise”, una bordata di classicissimo thrashcore come non se ne sentivano da tempo: accordi minimali, voce ‘me stanno a squoià’, 2/4 di batteria semi-perenne, il tutto accompagnato da una produzione compressa e affilata, guardacaso pressochè identica al primo album e staccata dai suoni vagamente pastosi di “One Kill Wonder”. La corsa sulle montagne russe dei The Haunted non si ferma certo qui; “99”, “All Against All” e “Abysmal” ci mostrano il lato più cadenzato, melodico e talvolta oscuro della band, conscia delle proprie possibilità anche quando si tratta di rallentare o, incredibile!, creare atmosfere plumbee (e qua è merito di Dolving, non si scampa). Devastanti e thrash to the bone anche “Sabotage” e “Sweet Relief”, nella quale batteria e voce fanno a gara a chi corre di più, mentre il finale fa addirittura gridare al miracolo con la sparatissima e varia “Liquid Burns” e l’epica chiusura di “My Shadow”, erede diretta di “Forensick”, traccia finale del primo album (guardacaso) dalla quale eredita le spoken parts e i cambi di umore. Tirando le somme, “rEVOLVEr” è un album senza dubbio eccezionale, a dire la verità praticamente perfetto per una band come i The Haunted, da tanti anni in cerca di una via definitiva che sembra essere stata trovata con il ritorno all’ovile di Dolving; speriamo che duri, intanto godiamoci il miglior disco che abbiano mai composto.

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