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THE DARKNESS: Pinewood Smile

data

09/10/2017
60


Genere: Hard Rock
Etichetta: Cooking Vynil
Distro: Edel
Anno: 2017

A distanza di due anni da 'Last Of Our Kind', l'Oscurità ritorna con un nuovo album. Iniziamo col dire che la produzione non sembra proprio eccezionale, ed a risentirne è principalmente la batteria dell'altrimenti ottimo Rufus Tiger Taylor (sì, figlio d'arte del più famoso Roger), ma anche le chitarre, il cui suono risulta a volte un po' impastato. Tuttavia l'album risulta scorrevole e scanzonato, caratterizzato dall'ironia a cui questa band ci ha abituati nel tempo e dagli inarrivabili falsetti di Justin Hawkins. Si apre con "All The Pretty Girls", un mix di rock e pop che non mancherà di divertire, pur senza impressionare particolarmente. "Bucaneers Of Hispaniola" (le cui linee vocali e cori sono decisamente accattivanti - ma con un tiro decisamente maggiore - e legate sapientemente all'arrangiamento di basso e batteria), riesce a dare una spintarella in più rispetto al brano precedente. Segue a ruota "Solid Gold" - in cui fanno ben più che capolino gli AC/DC - uscito anche come singolo, un brano abbastanza ruvido e "solido", per usare un gioco di parole, in cui si fa ampio riferimento alla scarsa umanità dell'industria discografica, sempre con il consueto humour. Prometterebbe bene anche "Southern Trains", tiratissima nell'arrangiamento e interessante nel ritornello; tuttavia, risulta un po' come un'incompiuta, forse per l'uso eccessivo dei falsetti su un brano che non ne aveva particolarmente bisogno. Si tira un pochino il fiato con la graziosa (ma solo graziosa) "Why Don't The Beautiful Cry", mid tempo strutturato su chitarra pulita, a tratti leggermente funkeggiante. Non convince del tutto, però, risultando un tantino stucchevole. Si migliora con "Japanese Prisoner Of Love", con i suoi evidentssimi richiami alle atmosfere dei Queen; il brano trascina (e grazie al cielo qui le chitarre non sono state neppure troppo massacrate, dite con me Hallelujah!) e coinvolge nella sua interezza, fino al solo finale. Un brano come "Lay Down With Me Barbara" sembrerebbe fuori contesto, eppure nell'economia del disco sembra comunque incastrarsi nell'insieme, anche se senz'altro non è un pezzo che rimarrà nella storia della band come emblematico. Discorso diverso per "I Wish I Was In Heaven", resa quasi irritante dai falsetti di Justin (perchè lo sappiamo che è bravo, ma quando è troppo è troppo), che vanno a ledere una canzone che, altrimenti, sarebbe potuta essere una delle migliori del lavoro. Per fortuna ci sono dei picchi, anche in questo disco. "Happiness" da sola potrebbe quasi valere tutto l'acquisto. Una song spensierata, forse giusto un pochino ruffiana, ma in cui finalmente tutti gli elementi sono amalgamati alla perfezione, riportandoci i The Darkness migliori. Justin Hawkins canta senza strafare, le chitarre sono assolutamente in armonia con la sezione ritmica. Decisamente uno dei brani di punta, sarebbe stato sensato farne un singolo. Si chiude con la romanticissima "Stampede Of Love", ballad semi-acustica di sapore vagamente country. Almeno in partenza, perchè dopo uno dei solo migliori dell'album e l'apparente finale, i fratelli Hawkins ci regalano uno scherzo musicale, per un reprise che chiude il disco a palla, lasciandoci stupiti, e sì, probabilmente, ci strapperà anche una risata. In sostanza, 'Pinewood Smile' è un album che lascia un po' di amaro in bocca per via delle potenzialità enormi di questa band, e senz'altro non verrà annoverato tra le migliori uscite di questo 2017. Tuttavia è un lavoro dignitoso, divertente, sicuramente migliore di quelli di altri ben più seriosi colleghi.

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