SCAR SYMMETRY: PITCH BLACK PROGRESS
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23/04/2006Dalla Svezia, negli ultimi anni, è arrivato di tutto e di più. Ottime band, nuovi capostipiti, cloni, copioni da arresto immediato, eccetera eccetera. Ho quindi guardato da subito con l’ennesimo occhio scettico ed una familiare sensazione di deja-vu questo “Pitch Black Progress”, secondo album per gli svedesi (!) Scar Symmetry dopo il debut “Symmetric In Design” risalente ad un anno fa e passato piuttosto inosservato. A guardarsi intorno, Nuclear Blast pare davvero orgogliosa di aver messo sotto contratto questi cinque ragazzi provenienti da band tipo Carnal Forge e Incapacity; entusiasmo giustificato? Non avrei scommesso una cicca su un’eventuale risposta positiva a questa domanda, ma mi sono dovuto ricredere. Chi pensa che il death svedese abbia ormai detto da tempo tutto ciò che c’era da dire ha ragione solo in parte, perché non ha ancora ascoltato gli Scar Symmetry. I nostri puntano molto sul Gotheborg sound più aggressivo che rimanda agli In Flames di “The Jester Race” mischiando il tutto ai pattern melodici che seppero fare grandi i Soilwork dell’epoca d’oro (leggi “Natural Born Chaos”). Fin qui niente di sconvolgente. La vera chiave di volta di “Pitch Black Progress” sta in Christian Älvestam: singer che sa passare con disinvoltura dal growl più profondo a passaggi puliti (echi degli Evergrey fanno capolino qua e là) che reggono da soli i comunque memorabili refrain di pezzi irresistibili come “The Illusionist”, “Mind Machine”, “The Kaleidoscopic God” o “Retaliator”. Uno che nel corso di un album riesce a fare le scarpe a Speed Strid senza farsi troppi problemi. Le melodie vincenti di “Pitch Black Progress” sono solo la punta di un iceberg che difficilmente saprete tenere lontano dalle vostre orecchie; se proprio dobbiamo criticare qualcosa, si segnalino l’eccesiva cupezza del growling (in alcuni casi davvero fuori luogo) e una title-track molto debole. Tutto il resto (non) è noia.
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