RUSSIAN CIRCLES: Blood Year
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03/12/2019Abbandonata ormai quasi ogni velleità post rock, gli americani si sono tuffati nel post metal pesantemente enfatizzato nei bassi, al limite dell'overdrive, tanto da dare al sound quella potenza che può sfondare gli altoparlanti da un momento all'altro. Il nuovo lavoro è più meditato e lineare rispetto all'irruenza devastante ed ai crescendo di 'Guidance'; 'Blood Year' deflagra in maniera controllata, manca l'equivalente di "Vorel" per far raggiungere i picchi del precedente disco, anche se (in ordine di potenza) il trittico "Milano", "Sinaia" e "Quartered" (specialmente quest'ultimo) si avvicinano coi loro riff post black/death metal depotenziati dai mid tempo (il minimo comune multiplo dei loro brani). Per l'occasione son tornati da papà Steve Albini (in passato avevano collaborato con lui per 'Enter', 'Geneva' e 'Memorial') per registrare 'Blood Year', e come ormai da tradizione consolidata, la produzione è stata affidata alle sapienti mani di Kurt Ballou (Converge). A "Milano" deve essere successo qualcosa di straordinario se la band gli ha dedicato un brano, probabilmente il sold out deve averli sbalorditi. Disco che sale di intensità alla distanza e dopo diversi ascolti.
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