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RISING WIND: Believers [ep]

data

12/01/2010
60


Genere: heavy metal/rock
Etichetta: Autoprodotto
Distro:
Anno: 2009

I milanesi Rising Wind mi ricordano diverse cover band che, messe da parte per un attimo le covers e le bands, decidono di contribuire in prima persona alla lunga storia del rock (e dell’heavy metal in questo caso). Un nome a caso? I modenesi Trick or Treat. Il problema è sempre lo stesso: se il salto da band tributo, o complessino che ripropone in maniera più o meno pedissequa hit intramontabili di band gloriose, a band che mette sul tavolo pezzi inediti alla ricerca di un contratto discografico è infinitesimale come dimostra ‘Believers’, che ho più volte ascoltato in questi mesi, mi chiedo che senso abbia. Che senso abbia abbandonare la strada vecchia, che è stata pur sempre teatro di belle soddisfazioni, per imboccare una strada identica con su il fardello di una manciata di pezzi assolutamente derivativi dei soliti Iron Maiden, Judas Priest, etc, etc… Persino la vecchia Vergine di Ferro ha cercato, negli ultimi tre albums, di svecchiarsi e, il più possibile, di non ripetersi facendo in parte proprie certe soluzioni prog ben sapendo di avere comunque un bel repertorio atto ad accontentare i “defender” duri e puri. I Trick or Treat nel loro album d’esordio hanno mirato al cuore di coloro che, da sempre e a priori, rimpiangono e rimpiangeranno per partito preso la coppia dei Keepers. Ma almeno in quel caso un buon motivo per un ruffiano revival degli Helloween di quasi due decadi fa c’era. Il target c’era. La domanda da parte degli orfanelli di Kiske pure. Beh…anche la splendida ugola kiskiana di Alessandro Conti. In questo caso…mah. Bruce c’è e canta e rulla ancora insieme a noi nel magico mondo dell’heavy metal. Freddie Avalon è un discreto clone della sirena degli Iron Maiden. I pezzi suonano bene, nonostante l’ep sia autoprodotto, e sono arrangiati anche meglio. La ballad di spessore che chiude l’ep pure non manca (e a parere di chi scrive è di gran lunga il pezzo con meno odore di già sentito di tutto il lavoro). La promozione è davvero lodevole ed è l’elemento di questo lavoro che più mi ha colpito. Curato l’ep sia graficamente che, come riportato poc’anzi, in termini di investimento produttivo. Ottimo l’opuscolo a colori in A4 ricco d’informazioni, d’immagini (una per ogni canzone ed accompagnate ciascuna da una “dichiarazione d’intenti”) che mi fa capire che i cinque metallari, italianissimi nonostante i “nomi d’arte” degni più di una fiction heroic-fantasy che di una band di heavy metal tinto di rock, sono motivati al massimo e ci credono veramente nella bontà del loro prodotto. Curato anche il sito ufficiale, bilingue, e il relativo myspace. Se ho iniziato criticando è pur vero che ho concluso lodando. Mi sembra giusto bilanciare tra i fattori contro e pro e quindi non me la sento di stroncare sul nascere la grande volontà di Avalon, Wild, Hammer (originalissimo, complimenti!), Siomon e Rain (e qui si apre il dibattito tra chi sia più evocativo tra Avalon e Rain). Io sono del parere che chi crede fortemente nelle proprie capacità tanto da investire in termini d’immagine e di autopromozione, come hanno fatto i Risin Wind con questo ‘Believers’, sicuramente raggiungerà prima o poi il traguardo prefissato. Alla fine però, stringi stringi, è il contenuto che fa la differenza, non il contenente. Qui esiste il rischio concreto che il gruppo raggiunga il sogno di incidere un full-leight che verrà comperato, ascoltato una volta (magari anche applaudito in quell’occasione) e poi rotto dall’acquirente perché finito sotto ad un cuscino del divano, dimenticato e divorato dalle sue pieghe Non basta svolgere il proprio compitino per benino, la musica non è un ufficio dove si timbra il cartellino. Il pubblico un po’ di creatività, ma giusto un pizzico, la richiede. Se riusciranno a far loro l’essenza di questa mia recensione magari i cinque Rising Wind mi perdoneranno per l’ironia grossolana che ho usato sui loro nomi da battaglia.

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