RHAPSODY: SYMPHONY OF ENCHANTED LANDS II - THE DARK SECRET
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28/09/2004PREMESSA Sapete, non è affato semplice il compito di un recensore in questi casi. Non è affatto semplice quando ti trovi di fronte ad una delle band italiane più famose al mondo, i Rhapsody, giunta al sesto lavoro in studio. Una band che ci ha regalato un ottimo album, un capolavoro e tre lavori di dubbio gusto. Una band non sempre così semplice da comprendere e non intenzionata a ricercare nuove soluzioni innovative. Quando finalmente ricevi il promo-cd ed ascolti questo "Symphony Of The Enchanted Lands II - The Dark Secret" rimani piuttosto spiazzato. Lasciando perdere tutti i semplici commenti che si potrebbero sprecare di fronte ad un titolo del genere, decisamente azzardato e di dubbio gusto, ci troviamo di fronte ad un album di difficile intepretazione. Penso che sarebbe fin troppo facile liquidare i Rhapsody dopo un semplice ascolto fatto controvoglia, dicendo le solite cose e limitandosi a sparare a zero sulla band senza curarsi quantomeno di analizzare e di cercare, perlomeno, di comprendere le canzoni di questo nuovo album. E' una cosa che molti hanno già fatto e che, sinceramente, non mi va di fare. Andiamo con ordine. Dal 2002, data dell'uscita di "Power Of The Dragonflame", le cose sono decisamente cambiate. La vecchia saga, croce e delizia per molti, è finalmente conclusa ed apre lo scenario a questa nuova saga immediatamente successiva alla precedente. La storia iniziale sembra interessante e penso che nel suo proseguo possa aprirsi a diverse ottime soluzioni. Per quest'album sono stati chiamati in causa due ospiti d'eccezione: il primo, il celebre attore Chirstopher Lee, che dopo esser stato quasi ridicolizzato con la copertina del mini-album ha saputo riscattarsi con la sua calda e profondissima voce. Le parti narrate non sono state mai così coinvolgenti, con l'inquietante voce di Lee che dà un peso ed un enfasi micidiale alla narrazione della storia. Il secondo ospite è l'orchestra di Zlin (Repubblica Ceca), che ha reso ogni singola nota creata dalle menti del duo Staropoli-Turilli ancora più efficace e d'effetto. Le atmosfere che si vengono a creare in quest'album sono ricche di pathos e ricche di particolari ma…Non c'è solo questo. Ai Rhapsody va sicuramente riconosciuto il merito di aver coniato un nuovo genere ed un nuovo modo di fare del Power Metal. Ma, come era accaduto con gli album successori di "Symphony Of The Enchanted Lands", spesso qualcosa viene a mancare. Ad un primo ascolto si ha quasi sempre l'idea di aver già avuto a che fare con un certo tipo di melodie, una strana sensazione di dee-ja-vù che fa storcere il naso. La complessità dell'album poi, non fa che peggiorare le cose. Troppo spesso, sorpassata la metà dell'album, mi sono trovato a sbuffare di fronte a canzoni troppo lunghe (4 canzoni su 10 superano i 7 minuti, non considerando le intro), di fronte ad una mancanza d'originalità o a scelte compositive "strane". L'album si apre con "The Dark Secret", capolavoro compositivo che incorona la produzione assolutamente ESEMPLARE. Dopo una introduzione del genere ci si potrebbe aspettare il botto, l'album definitivo. Ed invece arriva "Unholy Warcry", con i soliti cori in perfetto stile e le solite cavalcate a doppia-cassa. La canzone dopo diversi ascolti viene rivalutata, forte di un refrain orecchiabile e di linee vocali interessanti. Il buon Fabio Lione già dalle prime note sembra in gran forma, autore di una prestazione vocale di alto livello, sofferta ed emozionante. Turilli si lascia andare a solismi ottimamente eseguiti ma non di grande presa. Vale lo stesso discorso per la successiva "Never Forgotten Heroes" , che inizia dopo aver ripreso le melodie del brano precedente. Traccia dal semplice ascolto nella quale troviamo un più riuscito scambio di solismi tra Turilli e Staropoli. La suggestiva "Elgard's Green Valleys" ci accompagna in questa scorribanda tra le vallata con una sorta di "marcetta medievale". Arriviamo alla più interessante "The Magic Of The Wizards Dream", ballad romantica commuovente. Qua vengono fuori i punti di forza della band, una composizione da dieci e lode fa capolino alla prestazione di Fabio, che da prova di aver imparato veramente il fatto suo dai tempi di "Legendary Tales". L'unica pecca di questo brano è legata ad una strana sensazione che mi prende poco prima dell'inizio del ritornello, una strana voglia che mi farebbe iniziare a cantare "Lamento Eroico". Forse qualcosa di più di un semplice dee-ja-vu sulla quale è d'obbligo stendere un velo. Della successiva "Erian's Mystical Rhymes" mi sono letteralmente innamorato. Non accadeva da tempo che mi legassi in questo modo ad un brano dei Rhapsody, facendomi apprezzare praticamente tutto. Ho trovato le scelte compositive di questa traccia riuscite fin dal primo ascolto e, nonostante superi i dieci minuti, non riesce mai ad annoiarmi. Un brano che va gustato lentamente e che mi ha saputo regalare emozioni, tra le diverse fasi corali di cui è composta, un refrain esplosivo e solismi di grande livello che raggiungono il picco in una tiratissima battaglia tra chitarre e tastiere. La cavalcatona power "The Last Angel's Call" non risulta molto riuscita, forte di un bel refrain facile da canticchiare ma dallo scadente livello compositivo. La successiva ballad "Dragonlands River" ci riporta al medioevo, in pieno stile folk questa breve canzone risulta perlomeno una soluzione diversa e piacevole rispetto alla traccia precedente. La lunghissima "Sacred Power Of Raging Winds" non riceve gli stessi apprezzamenti avuti per l'altra suite. Pezzo tiratissimo che non mi ha entusiasmato eccessivamente, lasciandomi indifferente. Da segnalare l'interpretazione teatrale di Fabio, ancora una volta lodevole. Ho trovato piuttosto di dubbio gusto l'introduzione del tema di "Profondo Rosso" verso metà traccia, una scelta assai discutibile il cui significato rimane ignoto. I Rhapsody ci regalano un altro pezzo in italiano, questa volta tocca a "Guardiani Del Destino", il cui testo non brilla particolarmente. Il brano ricorda decisamente la canzone folkoristica italiana, per un risultato finale complessivo buono solo a metà. Le due conclusive tracce, dalla durata totale di 15 minuti e 33 secondi, rendono l'ascolto del'album veramente difficile. L'atomosfera che già si era appesantita dopo l'ottava traccia diventa ora quasi insostenibile e devo ammettere di essere arrivato veramente a fatica alla conclusione della finale "Nightfall On The Grey Mountains", che all'inizio riprende nuovamente le melodie dell'opener. I Rhapsody hanno dimostrato di esserci ancora e di sapere il fatto loro, con grandi orchestrazioni, una produzione devastante ed una serie di canzoni piuttosto riuscite faranno la gioia dei loro più accaniti fan. Ma il lavoro da fare per tornare ai gloriosi fasti di un tempo è ancora lungo, la quasi mancanza d'interesse che mi affligge nelle ultime tracce è un grave sintomo che aveva già contaminato i lavori precedenti. Ai Rhapsody serve nuova linfa compositiva che a sprazzi hanno dimostrato di aver ancora e chissà che il secondo episodio della saga, come già accaduto, non ci regali un nuovo capolavoro…
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