RESONANCE ROOM: UNSPOKEN
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19/09/2009Gli ex-Fragment, tornano in pista sotto l’ala protettrice della My Kingdom Music, che mai quanto in questo 2009, sta portando con sé bands di un certo spessore artistico. Voglio fare subito un appunto su quello che potrebbe per molti rappresentare un elemento negativo per “le sorti” del disco in sede di giudizio. Guai, infatti, a definire il giovane sestetto, una band che artisticamente, ha cercato di affacciarsi al mercato musicale con un prodotto quasi manieristico. Certo, la loro proposta non chiede di arrivare chissà dove: vanno dritti al nocciolo della questione, proponendosi al pubblico con un roccioso gothic/heavy metal, a tinte prog ("A Prayer", una su tutte) e death (un po’ ovunque, ma senza esagerare). Il disco di per sé, è perfetto: confezionato alla grande, con artwork e layouts eccellenti (Sandro, batterista, è nel suo piccolo un rispettato grafico). Musicalmente 'Unspoken' arriva dritto in testa, si impone subito con una diretta e cangiante "Escape", per poi riprendere fiato un attimo, con la struggente "Far From Grace". Quest’ultima, quasi come tutti i brani del disco, ha una struttura efficacissima, e l’entrata di Alessandro in clean nel ritornello per molti potrebbe essere addirittura pacchiano, per altri dolce e ben fatto. "Unspoken" e "Maybe You Are", sono quelli di più lunga durata, ma ciò non comporta attacchi di sonno improvviso. Visto che il gothic è molto sottovalutato (causa la troppa saturazione dello stesso nel mercato musicale, imho), potrebbe accadere, ma i Resonance Room sono capaci di svegliarci subito con sprazzi di violenza e progressioni, che sanno pestare alla grande ricordando sempre di metterci un tocco di originalità (la titletrack per l’appunto, ibrido del RR-Sound, che a momenti ricorda "Violence" degli Anathema, per il crescendo creato col tappeto di batteria e le chitarre). Beh, qui c’è da citare tutti. Il plauso va a Fabio e Riccardo, chitarristi della band che innalzano un maestoso muro di suono, e Alfio, che riesce a placarlo anticipando sontuosamente il tutto. Di Sandro ricordiamo nuovamente il suo saper passare da parti estreme ad altre che si vestono meglio sulla sua band, ovviamente. Le sue radici sono infatti da ritrovare in una band death metal. Forse ho rimasto Gabriele, tastierista, per ultimo, per qualche ragione, ma pensandoci bene, attentamente. Non riesco a capire bene perché. Il suo apporto è ottimo, forse il più, se mi permettete una ripetizione, manieristico tra gli altri membri del gruppo, ma ciò non comporta alcuna accezione negativa.
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