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PARADISE LOST: SYMBOL OF LIFE

data

16/07/2004
86


Genere: goth rock
Etichetta: G.U.N.
Anno: 2002

Stupendo! Eccelso! Grasso! Magnifico! Potrei continuare all'infinito a elogiare 'Symbol Of Life' dei Paradise Lost, l'album che secondo me gli ha ridato il giusto lustro che il gruppo aveva perso un po' troppo frettolosamente con un album (sottovalutatissimo) come 'Host' e lo scialbo successore 'Believe In Nothing'. Quando ne ricevetti il promo, all'epoca, mi ci volelro svariati ascolti per riuscirne a comprendere la cristallina purezza e la dinamicità fuori dal comune, ma fortunatamente alla fine mi resi conto di trovarmi di fronte ad un capolavoro. Rispetto al suo predecessore, 'Symbol Of Life' gioca su tonalità dinamiche, leggermente più solari che in passato, a cavallo fra dark wave revival, pesantezza del metal (naturalmente moderno) e quel quid che non riesco a descrivere con altre parole se non con "Paradise Lost style". Questa volta i Paradise Lost hanno davvero centrato l'obiettivo, facendo di 'Symbol Of Life' un bell'album appunto dinamico, maturo e dannatamente moderno. Già, non è un mistero che il gruppo abbia tenuto sempre un occhio all'orologio, in modo da non fossilizzarsi su tematiche, o semplicemente suoni, che risultassero stantii e che facessero perdere d'interesse qualche frangai dei fans. Supportato da una produzione che definire azzeccata sarebbe veramente poco (anche se giusto), 'Symbol Of Life' sembra contenere tutti gli elementi caratteristicic del sound dei Paradise Lost da 'Draconian Times' (1995), amalgamati, collegati fra loro in modo da creare un sound compatto e al passo coi tempi. Già dall'ascolto dell'opener "Isolate" ci si può rendere conto di quanto abbia significato un album come 'One Second' (1997), ma forse più 'Host' (1998) per la nascita e lo sviluppo di 'Symbol Of Life'. Abbandonati i tempi propri della musica metal (non fatevi abbindolare dalle schitarrate che sembrano riportavi al passato..) e abbracciati quelli più consoni (calando la maschera ormai) del goth/rock figlio di Sister Of Mercy, Depeche Mode e Dead Can Dance, le canzoni dell'album riflettono tutte il mood caratteristico del gruppo, ossia triste e melanconico, e l'elettronica pop e danzereccia della quale l'album è farcito rende l'ascolto veloce, semplice e piacevole per tutti i tipi di orecchie. 'Symbol Of Life' è anche l'album delle "comparse eccellenti", che, a parte l'immancabile female vocalist, Joanna Stevens ("Erased", "Mystify" e "Primal"), presenta sia Lee Dorrian dei Cathedral ("Erased") che Devin Townsend degli Strapping Young Lad ("Two Worlds")! Tutte le canzoni del lotto scorrono via che è un piacere, e sarebbe stupido citarne solamente qualcuna facendo così un torto alle altre. Interessante diventa a questo punto l'esperimento di "Channel For The Pain", una delle canzoni più aggressive (relativamente parlando all'ultimo periodo di storia del gruppo...) degli ultimi cinque anni, senza dimenticare le due bellissime cover presenti nell'edizione digipack: "Xavier" dei Dead Can Dance e "Small Town Boy" (Bronski Beat, ma non chiedetemi chi siano).

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