NEMESEA: Uprise
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13/06/2016La proposta musicale degli olandesi Nemesea, in buona parte della loro carriera, soprattutto da ‘In Control’ del 2007 in avanti, si è sempre proiettata verso soluzioni di sicuro impatto che dessero anche spazio ad una facilità di ascolto e di assimilazione tale da poter raggiungere molteplici schiere di ascoltatori, i quali sopportano volentieri prodotti pieni di profondo senso catchy. Provenienti da un background intriso di gothic e symphonic che nei territori del Nord Europa nella prima metà del 2000 era assolutamente padrone della scena e che è molto presente nell’album d’esordio ‘Mana’, con il successivo ‘In Control’ si sono staccati da quel filone che, data la quantità di voci e di artisti di siffatta importanza ed evidente acclamazione, si stava rivelando per loro un filo ridondante, andando invece a calcare dei percorsi più vicini al rock leggero, in un certo senso al pop-rock, non disdegnando anche venature elettroniche. Come per ‘In Control’ e ‘The Quiet Resistance’, anche con il quarto album ‘Uprise’ (il secondo per Napalm Records) la band tira fuori elementi di orecchiabilità mista ad atmosfera che sono molto gradevoli. Tra i brani che racchiudono la voglia di viaggiare con il corpo e con la mente ci sono ”Twilight”, che ricorda molto alcuni fraseggi della migliore Magdalen Graal, soprattutto per gli arrangiamenti e le parti di tastiera, più che espressamente per la voce, e “Forever” che colpisce molto nell’emozionante ritornello, dove la leader Manda Ophuis si libera in tutto il suo splendore, e nelle parti in cui sfodera la sua ampiezza vocale porta con sé linee musicali che volano alto nei cieli. Si percorrono territori più vicini al pop ed alla musica leggera, con l’algida “Light Up The Sky”, e di colpo si ritorna al rock alternativo con “Get Out”. Nell’interezza dei brani, è inoltre apprezzabile il contributo dalle parti corali maschili, che si inseriscono bene nella loro struttura. Album semplice, molto lineare, senza particolari sbavature, con brani dal corto minutaggio, ma allo stesso dall’ottima resa, e che ogni tanto strizza l’occhio ad un certo modo di fare musica tipico degli ambienti più smaccatamente da dance-floor, come la band ha cercato bene di fare in un brano come “Time To Make It”. La tentazione di riascoltare l’album dopo averlo terminato si fa presente in maniera pressante, quasi come una sirena tentatrice. Questo è dato dal fatto che la produzione si è rivelata ottima, al limite dell’impeccabile, permettendo di confezionare un prodotto davvero adatto a tutti. Soprattutto a coloro che vogliono evitare ridondanti articolazioni musicali e fraseggi particolarmente impegnativi. Con i Nemesea si percorre la strada della sana semplicità combinata con la qualità.
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