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My Silent Wake/The Drowning: Black Lights and Silent Roads

data

28/12/2010
60


Genere: Gothic Death Doom
Etichetta: Bombworks
Distro: Brutal Planet
Anno: 2010

'Black Lights And Silent Road' è un split-cd esaltante a metà che riunisce due colonne del gothic/doom/death quali MySilent Wake e The Drowning. Per i primi si può certamente parlare di un ritorno alla grandissima dopo due anni di attesa da parte dei fans che attendevano con ansia il successore di "A Garland Of Tears", vero e proprio capolavoro del gruppo. Ma dato che non c'è mai fine alle mutazioni, i nostri hanno cercato di aggiungere un pizzico di "sperimentazione" al loro sound granitico e tenebroso, senza chiaramente rinnegare le loro radici che affondano saldamente nel doom-death, il tutto tempestato di azzeccatissime sferzate gothic. Si parte con "I Am (Eternity)", traccia in cui il singer Arkley sembra quasi recitare; ma già con "Black Endless Winter" tutta la ferocia e l'aggressività del gruppo esce in maniera preponderante regalandoci una mazzata di death/doom nuda e cruda che arriva, come si suol dire, "in your face". Con le successive "Devoid Of Light" e "Rebirth" la band si cimenta sui lidi intricati e malvagi della musica dark, sfociando addirittura nell'ambient. Per ciò che riguarda i gallesi The Drowning, invece, questa prova potrebbe essere considerata una specie di limbo. Dico questo perché, nonostante avessero fortemente impressionato pubblico e critica con 'The Bleak Descent', un'autentica perla di gothic-doom, in questo caso non riescono ad essere all'altezza della fama che si erano conquistati. La causa di questo fallimento deve assolutamente essere ricercata nell'ossessiva ostinazione nel creare brani dalle strutture ritmiche troppo pompose, e nelle parti melodiche che troppo spesso sembrano inserite solo per fungere da mero riempimento. Dal grigiore generale si salva solamente "The Doomsday Fair", una traccia che potrebbe, con un immenso volo pindarico, far tornare in mente i vecchi fasti dei Katatonia, e "A Photograph", traccia rocciosa ed articolata che riesce in alcuni punti a far divertire e, quantomeno, a non risultare noiosa. Alla fine dell'ascolto, quindi, ritroviamo due band di un certo calibro di cui solo la prima riesce a raggiungere un buon risultato.

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